Maria Butina, a pranzo con una spia

Mondo

Giovanna Pancheri

Maria Butina
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In queste ore è stata negata la libertà su cauzione per Maria Butina, la ventinovenne russa con una passione per le armi arrestata con l'accusa di spionaggio. Sorpresa negli ambienti conservatori di Washington dove tutti la conoscevano. 

Quando sono entrata per la prima volta nella sala stampa della Casa Bianca, la mia attenzione venne subito catturata da un collega con un cappello in testa e la faccia simpatica, con cui tutti scambiavano una parola o almeno un sorriso. Quel giorno lo intervistai per capire come il temuto corpo dei corrispondenti della Casa Bianca aveva accolto la nuova amministrazione Trump che sin dalle prime battute aveva instaurato con i giornalisti un rapporto a dir poco teso e John Gizzi, questo il nome del collega, rispose facendomi una carrellata storica delle relazioni conflittuali tra stampa e potere non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e persino in Italia. Scoprii così che non solo John era un veterano del giornalismo politico americano avendo iniziato a coprire Washington nel 1979 quando il Presidente era Jimmy Carter, ma che era anche un fine conoscitore e osservatore di quanto avveniva nel vecchio continente, nonché un punto di riferimento per molti dei corrispondenti stranieri a Washington. Da quell’incontro è ormai passato più di un anno, un anno in cui io e John siamo diventati amici. Quando sono a Washington, compatibilmente con i vari impegni, provo sempre a passare a salutare lui e la sua adorabile moglie Colleen e a volte siamo riusciti ad incrociarci anche a New York come in questo pranzo di alcuni mesi fa che lui ha voluto gentilmente immortalare sui suoi social. Questa mattina, però, ho scoperto che John va a pranzo con persone molto più interessanti di me…

 

Attorno alle 9.30 ho ricevuto una mail di John con un link ad un suo articolo in cui raccontava di un pranzo di due anni fa con Maria Butina, la donna di origini russe arrestata in questi giorni a Washington con l’accusa di spionaggio.

Dal 2014, appena ventiseienne, da attivista per la liberalizzazione dell’utilizzo delle armi in Russia, iniziò a frequentare assiduamente gli Stati Uniti e gli ambienti conservatori e della potente lobby delle armi americana, la NRA per poi trasferirsi a Washington nel 2016 con un visto da studente. Come mi ha raccontato John, nell’anno delle elezioni Butina era già un’assidua frequentatrice del mondo repubblicano. “La incontravi in tutte le Kermesse che contano” spiega John “collaborava ad alti livelli con la NRA oltre ad essere bella, intelligente, socievole con un inglese perfetto. Quel pranzo fu per me e il mio collega un’occasione importante per entrare in contatto con una potenziale fonte, lei però ogni volta che le proponevo di fare un’intervista on the record accampava sempre scuse legate ai suoi studi”. Secondo John, parlava malissimo di Putin ritenendolo un nemico della sua organizzazione per la liberalizzazione delle armi in Russia, mentre aveva sempre parole di stima e rispetto per Trump. “Era sicura che avrebbe vinto le elezioni e ci raccontò anche di averlo incontrato una volta e di avergli chiesto come sarebbero stati i suoi rapporti con Putin se avesse vinto le elezioni”. La risposta di Trump la trovate nell’articolo di Gizzi: «Andremo molto d’accordo con Putin…non credo che ci sarà bisogno di sanzioni».

John conclude la nostra telefonata sottolineando la sua sorpresa quando era venuto a conoscenza  dell’arresto della Butina: “in tutto questo tempo, non avevo mai immaginato che potesse essere una spia, credevo fosse una giovane intraprendente studentessa appassionata di politica e comunque una cosa è certa: se avevi la possibilità di andare a pranzo con Maria Butina, non potevi dire di no”.  

 

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