Irlanda al voto, oggi lo storico referendum sull'aborto

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I cartelloni elettorali per le strade di Dublino (Getty Images)

Sono 3,2 milioni i cittadini irlandesi chiamati a decidere tramite referendum se mantenere o abrogare l'ottavo emendamento che vieta dal 1983 l'interruzione della gravidanza. Il paese è diviso, ma il dibattito è rimasto civile fino all'ultimo

Dopo il sì ai matrimoni gay, l'Irlanda è pronta a una nuova rivoluzione. Il 25 maggio, 3,2 milioni di cittadini saranno chiamati a decidere tramite referendum se allinearsi agli altri Paesei europei e mettere fine al divieto all'aborto, previsto dalla Costituzione.

L'attuale divieto di aborto

Il referendum punta a cancellare la norma costituzionale che vieta l'interruzione volontaria di gravidanza praticamente in qualsiasi circostanza. Si tratta del famoso ottavo emendamento: un articolo aggiunto sempre tramite referendum nel 1983, che di fatto impedisce l'aborto anche in casi estremi come lo stupro, l'incesto o le malformazioni del feto. In Irlanda l'aborto è consentito solamente laddove sia in pericolo la vita della donna, un'unica eccezione che deriva dal “Protection of Life During Pregnancy Act”, una legge approvata solo nel 2013 in seguito all'ondata di pubblica indignazione per la morte nel 2012 di una donna incinta, alla quale era stato rifiutato un aborto. Quello che in altri paesi è stato riconosciuto come un diritto della donna già da diversi anni, è considerato un reato in Irlanda. L'attuale legge stabilisce infatti che chiunque procuri o aiuti una donna a procurarsi un aborto, al di fuori dei ristrettissimi confini dell'attuale legge, rischia una condanna fino a 14 anni di carcere. Vengono invece tollerate le interruzioni di gravidanza eseguite all'estero; e questo spinge migliaia di donne ogni anno a ricorrere a questa soluzione per aggirare il divieto, viaggiando prevalentemente nel Regno Unito.

Il Paese diviso

Nonostante un dibattito civile sull'argomento, il paese sembra ancora essere spaccato in due tra gruppi pro-choice e gruppi pro-life. In caso di vittoria dei sì, il premier liberale, Leo Varadkar, apertamente gay e appena insediato, ha promesso la legge per garantire il diritto all'aborto. Una bozza c'è già e, in caso di vittoria del “sì”, sarà discussa dal parlamento irlandese al fine di legalizzare la pratica. Il disegno prevede la possibilità di abortire senza restrizioni fino a 12 settimane di gestazione e, in caso di donne con problemi di salute, fino a 24. Dopo questo periodo, l'interruzione sarebbe concessa solo in caso di anomalie del feto o rischi gravi per la salute della gestante. Il tema è molto sentito (ci sono stati sei referendum sull'aborto negli ultimi 35 anni) e il Paese è diviso. “La legge attuale permette di proteggere la vita del bambino e la vita della madre. Ma la vita della madre ha la priorità e avrà la priorità. Mentre la nuova legislazione permetterà ai dottori di interrompere intenzionalmente la vita di un bambino non nato e questo è un passo eccessivo per gli irlandesi”, ha detto a Sky TG24 una portavoce della campagna per il “no” che sostiene che i diritti dei nascituri sono sacrosanti.

La campagna per il “sì”

Dall'altra parte c'è la campagna “Together for Yes” che implora maggiore comprensione per le donne che, nel dolore di una scelta durissima, vogliono abortire nel proprio Paese. Una donna schierata con i pro-choice, ha raccontato a Sky TG24 quella che è stata la sua passata esperienza con una gravidanza difficile. “Potevo vedere il battito cardiaco del mio bambino – ha ricordato la donna – ma non c'era il cervello e ho pensato che avrebbero dovuto fare qualcosa”. La donna ha raccontato di aver pensato che la malformazione del nascituro era troppo grave per non essere considerata un caso speciale. “Sono rimasta stupita – ha concluso – quando ho capito che no, non lo era”. La volontaria Margharet, che in passato ha subito sei aborti spontanei e oggi ha tre figli, è impegnata nel volantinaggio per la causa del “Sì”. “Alcune persone – ha raccontato 
– non sono pronte ad avere bambini o non possono a causa delle circostanze. Ci sono vari motivi per i quali potrebbero non volere un bambino e non sono fatti nostri ciò che vogliono fare del proprio corpo”.

I sondaggi premiano il "sì"

La battaglia ha da tempo esteso i suoi confini al di fuori di quelli irlandesi, tanto che decine di gruppi, attraverso Facebook, hanno provato a influire sul voto. L'azienda di Zuckerberg, ma anche Google e YouTube, hanno bloccato tutti i messaggi pubblicitari provenienti da Paesi lontani. Ma gli anti-abortisti hanno comunque cercato di aggirare il divieto rivolgendosi a piattaforme alternative, tra le quali anche siti femminili. L'ultimo sondaggio Irish Times/Ipsos, pubblicato la scorsa settimana, dava il fronte dei favorevoli alla modifica della legge avanti di 12 punti (44% a 32%), ma il 17 per cento rimane ancora indeciso. Tra tutti i Paesi dell'Europa, soltanto a Malta l'aborto è completamente illegale; e l'Irlanda è il secondo Paese con le maggiori restrizioni. Seguono Polonia e Finlandia, dove è permesso in caso di incesto o stupro. In Italia la legge 194 consente alla donna di poter ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere all'aborto solo per motivi di natura terapeutica.

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