Nicaragua, almeno 76 persone uccise in proteste antigovernative

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Il bilancio delle vittime è il risultato di una missione speciale del Consiglio Interamericano per i Diritti Umani che ha visitato il Paese nei giorni scorsi. Gli scontri degli oppositori del presidente Ortega con le forze dell’ordine proseguono da un mese

Sono almeno 76 le persone uccise nella repressione delle proteste antigovernative iniziate un mese fa in Nicaragua. Secondo il rapporto del Consiglio Interamericano per i Diritti Umani (Cidh), che ha visitato il Nicaragua nei giorni scorsi, le forze dell’ordine hanno fatto un uso indiscriminato delle armi di fuoco e attuato arresti arbitrari, maltrattamenti dei detenuti e intimidazioni contro i manifestanti. Intanto il movimento studentesco ha chiesto oggi formalmente le dimissioni del presidente Daniel Ortega e della sua vicepresidente e moglie, Rosario Murillo.

Gli studenti chiedono la resa di Ortega

Proprio gli studenti sono stati i principali fautori delle proteste che si susseguono nel Paese da un mese, appoggiati dal movimento dei "campesino" e altri settori della società civile. Victor Cuadras, leader di giovani oppositori, ha detto che il suo movimento partecipa al "dialogo nazionale" convocato dal governo esclusivamente per negoziare "la resa" di Ortega. Nella terza sessione del "dialogo nazionale", apertasi oggi, Cuadras ha sottolineato che “questo è lo spazio in cui la piazza atterra sul tavolo della trattativa, e noi rappresentiamo la piazza", e ha chiesto che Ortega si presenti alla prossima sessione del dialogo, come aveva fatto per la sua inaugurazione, per rispondere alle richieste della società.

L’attacco all’Università Politecnica

Ma gli studenti hanno anche voluto denunciare come il governo abbia violato la tregua fissata venerdì scorso fra le parti, attaccando sabato notte la sede dell'Università Politecnica (Upoli), occupata da settimane da oppositori, con un intervento della polizia antisommossa in cui sono rimasti feriti quattro ragazzi. Il commissario Francisco Diaz ha negato che vi fossero unità antisommossa nel settore dell'Una, sostenendo che la notizia dell'attacco era "un'altra manipolazione sui social", ma Paulo Abrao, uno dei membri della missione della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (Cidh), ha scritto su Twitter che ha visitato gli studenti feriti, che "stanno bene, malgrado quello che hanno vissuto".

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