Migranti, diario dalla Seawatch 3: le attese guardando mare e radar

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Monica Napoli

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Sky TG24 sale a bordo della nave della ong e osserva, passo dopo passo, come viene organizzata l'attività di salvataggio in mare dei migranti

La domenica inizia molto presto per me, alle 4 quando c'è il cambio della guardia sul ponte principale. Pochissime le luci accese, la musica ci fa compagnia, si naviga e si attende con pazienza. Un'attesa che può diventare di ore, di giorni, di settimane. Un'attesa cui onestamente non sono abituata. E invece la crew sembra davvero preparata a queste lunghe ore spese a guardare i radar e il mare. Non si può abbassare la guardia ora che siamo vicini alla Libia, alla distanza di sicurezza richiesta per legge, nell'area dove avviene la maggior parte dei salvataggi. Un'attesa che potrebbe terminare da un momento all'altro, tutti devono essere pronti e di certo l'adrenalina farà la sua parte in caso di intervento.

I membri dell'equipaggio

Nella cabina di comando, nel buio della notte osservo il capitano e gli altri due membri della crew che sono lì con me, li guardo e penso quanto sia diversa la loro concezione di ferie o di lavoro rispetto a tanti altri. C'è Hendrick il tecnico delle telecomunicazioni, volontario tedesco, è lui che aggiusta e controlla dal Wi-Fi ai navigatori sui gommoni, a lui ci rivolgiamo quando la connessione va a singhiozzi. "Non sono onnipotente però!" sorride quando gli chiediamo aiuto per inviare immagini o foto. C'è Bastian, tedesco anche lui, che con la sua allegria e goliardia ci racconta storie e aneddoti da ridere fino alle lacrime. Ma c'è anche chi ricorda le missioni passate, un pensiero non può che andare ai colleghi di Openarms dopo che la loro nave è stata posta sotto sequestro dalla magistratura italiana. Per i membri dell'equipaggio dell'Onu spagnola il reato contestato è di immigrazione clandestina dopo aver portato in Sicilia 218 migranti il 18 marzo scorso. La possibilità di subire lo stesso trattamento non spaventa i membri della crew. Le parole Zuccaro e Minniti si ripetono spesso nelle loro conversazioni, ma quando si parla di Italia sono di più i ringraziamenti al nostro Paese "abbandonato dall'Europa" che le critiche. In ogni intervista fatta finora ai membri dell'equipaggio non c'è stata volta che non mi sia stato chiesto di poter ringraziare l'Italia. Le leggi ultimamente approvate, aggiungono quasi tutti hanno modificato molto le cose ma l'umanità e la capacità di accoglienza dell'Italia è straordinaria ripetono. Gli racconto cosa accade alla frontiera con la Francia, delle nottate passate con i migranti bloccati alla dogana, sembra quasi che sommando le nostre esperienze e i racconti di chi scappa dalla guerra e dalla fame possiamo quasi ricostruire quanto vivono queste persone. Con l'arrivo dell'alba la nave si anima e si inizia a lavorare.

Il mare mosso

Anche se le condizioni del mare, a chi ha esperienza di salvataggi, dicono che difficilmente oggi o domani si potrebbe trovare qualcuno in difficoltà si controlla e si fa la guardia in diversi punti della nave. Quelle sul tempo metereologico sono ipotesi perché tutto può essere anche che gli scafisti partano con il mare così mosso sprezzanti dei pericoli come già avvenuto in passato. Sul ponte principale dopo pranzo chiacchiero un po' con Maggie, capelli rossi e occhi azzurri, tedesca di origine è la mediatrice culturale, è la prima persona che parla con loro in arabo appena salvati. È lei che gli spiega come indossare i giubbotti di salvataggio e come posizionarsi per essere soccorsi nel migliore dei modi, sulla spalla hanno pianto le mamme che hanno perso i figli in mare. A lei tocca il duro compito di spiegare ad un genitore, ad un amico o un parente che i suoi cari non ce l'hanno fatta nonostante i soccorsi. "Ho studiato arabo, credo sia giusto stare qui e dare il mio contributo. Non si possono lasciare migliaia di persone in mare" mi dice. "Vedi quando torni a casa non smetti di pensare a ciò che hai visto sui quei barconi, cadaveri senza nome con persone disperate accanto che non sanno cosa fare. La loro unica speranza è di sopravvivere, i loro occhi non li dimentichi" aggiunge.

"Come vivi le critiche di chi pensa che voi guadagnate denaro con i salvataggi?" Mi interessa capire. "Penso che si siano fatti un'idea molto sbagliata di quello che facciamo" mi risponde con un sorriso amaro. Sembra che nessuno voglia pensare ora alle critiche mosse da alcuni. "Siamo qui per aiutare" chiude la conversazione Maggie. Insieme ci rechiamo nella sala da pranzo per pulire ciò che resta da pulire, pensare ora ai commenti negativi non aiuta nessuno è la sensazione diffusa.

Crumble training

Quelle prima degli eventuali salvataggi sono giornate piene di incontri e corsi, oggi è di nuovo la volta del primo soccorso, interessante e utile davvero per tutti. Si naviga ma non si smette di lavorare sulla nave, la manutenzione è fondamentale, così anche durante la traversata si continuano a ridipingere le porte, ad aggiustare i pontili e a pulire. Non si perde un attimo di tempo, insomma. Nessuno resta senza far nulla durante il giorno. È domenica e, come promesso, arriva il dolce per festeggiare Nico che ha compiuto gli anni ieri. All'appello via radio "crumble training" rispondono proprio tutti. Dolce e gelato ci attendono! Dopo la festa, però, tutti a lavoro con gli occhi aperti su ogni movimento accanto a noi.

 

La seawtch è una ong tedesca che dal 2015 opera nel Mediterraneo per trarre in salvo i migranti che dalla Libia partono su barconi fatiscenti rischiando la vita. È la terza missione dall'inizio del 2018 e nonostante gli ultimi avvenimenti in Italia e i rapporti sempre più complicati con la guardia costiera libica, il gruppo ha deciso di partire ugualmente. L'Italia è il Paese dove vengono portati i migranti salvati, il Paese che fronteggia maggiormente il flusso migratorio. Questo è il diario di come avvengono le operazioni di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo.

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