Facebook, Guardian: avrebbe fornito dati su 57 miliardi di “amicizie”

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Si allarga lo scandalo di Cambridge Analytica. Sul caso indaga anche Mueller. Mark Zuckerberg si scusa e dice sì a nuove regole per i social network. Intanto nel Regno Unito gli inserzionisti minacciano di passare ad altre piattaforme

Non bastano le scuse del numero uno Mark Zuckerberg. Facebook è sempre di più nella bufera per lo scandalo dei dati personali raccolti sul social e usati per scopi di propaganda politica. Il fondatore si dice disponibile a un’audizione al Congresso e apre a nuove regole per proteggere la privacy. Poi mette in guardia sulle elezioni Usa di metà mandato: qualcuno, avverte, vorrà ancora sfruttare la piattaforma per influenzarle. E mentre l’Ue, il Codacons e gli inserzionisti britannici alzano la voce, il tentativo di Facebook di scaricare Aleksandr Kogan - il ricercatore accusato di aver passato i dati di 50 milioni di utenti alla società di consulenza Cambridge Analytica - scricchiola: i rapporti con lui, svela il Guardian, erano di tale fiducia che nel 2011 gli furono trasmessi dati aggregati su 57 miliardi di “amicizie”. Su Cambridge Analytica, intanto, indagherebbe anche il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller.

Il rapporto con Kogan

Secondo il Guardian, nel 2011 Facebook trasmise a Kogan, per “uno studio”, dati aggregati su 57 miliardi di “amicizie” intrecciate sulla piattaforma di Zuckerberg. In pratica il ricercatore ottenne di fatto accesso ai dati, seppure in forma aggregata e anonima, di “tutti i rapporti di amicizia stabiliti sul social network nel 2011 in tutti i Paesi del mondo”. Una montagna d'indicazioni che l’accademico dell'Università di Cambridge - impegnato in ricerche sui meccanismi della psicologia collettiva - utilizzò per uno studio internazionale pubblicato poi nel 2015 dall'ateneo inglese in collaborazione con Harvard e Berkeley. Christine Chen, portavoce di Facebook, ha tentato di ridimensionare la cosa, sottolineando che quei dati erano “letteralmente numeri” senza “informazioni personali identificabili”. Ma per gli esperti, non è comune che Facebook condivida una tale mole di dati e questo sarebbe il segno di uno stretto rapporto di fiducia con Kogan.

Le scuse di Zuckerberg

Nell’intervista alla Cnn, Zuckerberg ha ammesso che “fidarsi di Cambridge Analytica è stato un errore”. “Chiedo scusa e sono disponibile a testimoniare davanti al Congresso americano”, ha aggiunto. Poi, oltre a dirsi disponibile all'istituzione di nuove regole per i social network, ha avvertito: “Le elezioni di metà mandato il prossimo novembre saranno una sfida. Sono certo che qualcuno sta cercando di usare Facebook per influenzarle. Sono certo che ci sono nuove tattiche che dobbiamo essere sicuri di individuare e fronteggiare”.

Indaga anche Mueller

Zuckerberg ha anche ammesso: “Ci sono state molte forze in gioco su Facebook durante le elezioni presidenziali americane del 2016”. Proprio sui legami tra la campagna di Donald Trump e la società Cambridge Analytica starebbe indagando anche Robert Mueller, procuratore speciale del Russiagate. Gli uomini di Mueller - riportano i media Usa - hanno sentito alcuni ex manager della campagna del tycoon per capire come hanno acquisito i dati e come li hanno utilizzati soprattutto negli Stati in cui l'esito delle elezioni del 2016 era più incerto. Mueller avrebbe anche richiesto di acquisire tutte le e-mail dei dipendenti della Cambridge Analytica che hanno lavorato con la campagna.

Ue: “Non basta post per ricostruire fiducia”

Intanto, sulla questione vogliono vederci chiaro anche i Paesi dell’Ue. La commissaria alla Giustizia Vera Jourova ha spiegato che la competenza ad agire è delle singole autorità nazionali della privacy. Dal 25 maggio, invece, quando entreranno in vigore le nuove norme Ue, questa potrà applicare multe sino al 4% del fatturato annuo. “Non basta una dichiarazione postata su Facebook per ricostruire la fiducia degli utenti” del social network, ha aggiunto la commissaria. Che ha annunciato di voler mandare una lettera a Zuckerberg.

Inserzionisti britannici pronti a lasciare Fb

Ad alzare la voce sono anche gli inserzionisti britannici, che minacciano di abbandonare Facebook. È quanto emerge da una riunione dell'Isba, l'organismo che rappresenta le maggiori agenzie pubblicitarie del Regno, il cui messaggio - a quanto riferisce la Bbc - è: "Il troppo è troppo". David Kershaw, boss del colosso M&C Saatchi, conferma poi che la minaccia di passare su altre piattaforme “non è un bluff” in mancanza di garanzia di svolte sulla sicurezza dei dati.

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