Russia, Instagram cede alle autorità e censura Navalny

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Aleksei Navalny, attivista russo autore dell'inchiesta oscurata (Getty Images)
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Il social network ha oscurato le immagini che ritraggono l'oligarca Oleg Deripaska e il vice premier Serghei Prikhodko mentre conversano delle relazioni tra Mosca e Washington

Instagram cede alle autorità russe: il social network ha cancellato i video che ritraggono l'oligarca Oleg Deripaska sul suo yacht con il vice-premier russo Serghei Prikhodko mentre conversano delle relazioni tra Mosca e Washington. Il filmato, era stato girato nel 2016 dalla escort 21enne Anastasiya Vashukevich (nota con il nome di Nastya Rybka) e aveva dato il via a un'inchiesta dell'attivista Aleksei Navalny.

Oscurato il sito di Navalny

Le indagini di Aleksei Navalny sulla vicenda, ribattezzata "RybkaGate", descrivono Deripaska (finito al centro del Russiagate per i suoi rapporti con l'ex capo della campagna elettorale Paul Manafort) come messaggero dello staff di Donald Trump e accusano Prikhodko di corruzione. Instagram ha agito in seguito all'ingiunzione del tribunale di Ust-Labinsky, che dopo aver accolto la denuncia dell'oligarca contro la Rybka, ha definito i contenuti incriminati come lesivi della privacy dell'uomo d'affari e ne ha ordinandone la rimozione dal blog di Navalny. L'attivista si è rifiutato di obbedire, ha parlato di "censura illegale" e ha denunciato l'oscuramento del sito da parte degli operatori, su ordine di Roskomnadzor, l'ente per le comunicazioni russo.

Il video ancora su YouTube

Roskomnadzor, come riportano anche il Guardian e il Nyt, ha anche chiesto la rimozione del video anche da YouTube, dove Navalny ha pubblicato la sua lunga video-inchiesta. Ma sulla piattaforma controllata da Google, il video è – al momento – ancora visibile (in russo con i sottotitoli inglesi). Secondo alcune indiscrezioni, YouTube avrebbe intenzione di bloccare il contenuto solo sul territorio russo. L'autorità di controllo delle comunicazioni ha ordinato anche a cinque testate online di rivedere le loro pubblicazioni sullo scandalo e tutte e cinque - Mediazione, RadioSvoboda, Snob's, Znakcom e Newsrus.com - hanno obbedito cancellando i video o l'intero articolo che lo riguardava.

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