Nella messa della notte di Natale, il pontefice ha rinnovato il suo appello alla solidarietà. "Serve una nuova immaginazione sociale per accogliere i migranti" afferma. E aggiunge: "I passi di Maria e Giuseppe sono gli stessi dei migranti"
"E' Gesù che ci dà la cittadinanza"
"Nei passi di Giuseppe e Maria - ha sottolineato Francesco - si nascondono tanti passi. Vediamo le orme di intere famiglie che oggi si vedono obbligate a partire. Vediamo le orme di milioni di persone che non scelgono di andarsene ma che sono obbligate a separarsi dai loro cari, sono espulsi dalla loro terra".
In molti casi, ha scandito il Papa, "questa partenza è carica di speranza, carica di futuro; in molti altri, questa partenza ha un nome solo: sopravvivenza. Sopravvivere agli Erode di turno che per imporre il loro potere e accrescere le loro ricchezze non hanno alcun problema a versare sangue innocente". Maria e Giuseppe, ha aggiunto, "per i quali non c'era posto, sono i primi ad abbracciare colui che viene a dare a tutti noi il documento di cittadinanza. Colui che nella sua povertà e piccolezza denuncia e manifesta che il vero potere e l'autentica libertà sono quelli che onorano e soccorrono la fragilità del più debole". Riferimento, quello del pontefice, al ddl sulla cittadinanza, il cosiddetto ius soli, che il parlamento ha scelto di non discutere in questa legislatura.
Non abbiate paura
Papa Francesco ha poi citato l'omelia della messa d'inaugurazione del Pontificato di San Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo", ha ripetuto con forza. "Natale - ha affermato - è tempo per trasformare la forza della paura in forza della carità, in forza per una nuova immaginazione della carità. La carità che non si abitua all'ingiustizia come fosse naturale, ma ha il coraggio, in mezzo a tensioni e conflitti, di farsi 'casa del pane', terra di ospitalità".