Yemen, il partito dell'ex presidente Saleh conferma la sua uccisione

Mondo
Il presidente Ali Abdullah Saleh sarebbe stato ucciso dal colpo di un cecchino mentre cercava di lasciare Sanaa (Getty Images)
GettyImages-sALEH

Fonti del Congresso generale del Popolo hanno dichiarato che l'ex presidente sarebbe stato "colpito da un cecchino" nella zona di Sanhan, a sud della capitale Sanaa. Gli ex alleati huthi rivendicano la morte. L'Onu non conferma: "Nessuna fonte indipendente".

L'ex presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, è stato ucciso nella mattina del 4 dicembre. A darne conferma, dopo una lunga serie di voci discordanti, è stato il Congresso generale del Popolo, il movimento politico fondato dallo stesso Saleh. Secondo quanto dichiarato da un portavoce del movimento, citato da Al Jazeera, l'ex presidente sarebbe stato colpito da un cecchino alla testa, nella zona di Sanhan, a sud della capitale Sanaa. L'Onu, dal canto suo, non afferma: "Nessuna conferma indipendente".

Ucciso mentre fuggiva

Le notizie sulla morte dell'ex presidente Saleh sono ancora contrastanti. La televisione di Stato iraniana in arabo, al Alam, e altri media iraniani o vicini all'Iran hanno dato notizia che Saleh è stato ucciso mentre fuggiva dalla capitale Sanaa. L'emittente Al Alam ha pubblicato anche un video in cui appare quello che sembrerebbe essere "il corpo senza vita di Saleh". La morte dell'ex presidente sarebbe stata rivendicata dai guerriglieri huthi che hanno precisato che Saleh è stato "ucciso mentre tentava di fuggire da Sanaa". Il filmato di pochi secondi pubblicato da Al Alam, mostra una scena concitata in cui alcuni uomini appoggiano su una barella un cadavere molto somigliante a Saleh con evidenti ferite al capo.

Onu: "Nessuna conferma morte Saleh"

Nel tardo pomeriggio del 4 dicembre è arrivata anche la dichiarazione del portavoce dell'Onu, Stephante Dujarric che ha reso noto: "Non abbiamo avuto conferme indipendenti" dell'uccisione dell'ex presidente yemenita Ali Abdallah Saleh". Dujarric ha inoltre evidenziato l'importanza di garantire la massima tutela nei confronti popolazione civile. "È di massima importanza che i civili siano protetti, gli attacchi deliberati contro i civili sono violazioni dei diritti umanitari e possono costituire crimini di guerra", ha ribadito Dujarric, chiedendo alle parti "l'immediata cessazione delle ostilità nella capitale Sanaa". Il portavoce ha poi precisato di "aver ricevuto le notizie sull'uccisione dell'ex presidente Saleh" e di aver comunque "visto immagini".

La rivendicazione degli Huthi

Il ministero degli Interni controllato dagli huthi ha riferito che l'ex presidente dello Yemen Ali Abdullah Salah sarebbe stato ucciso a Sanaa, dove da cinque giorni sono in corso violenti scontri tra i miliziani sciiti e i lealisti del deposto leader. La notizia era stata in un primo momento smentita da fonti del partito Congresso generale del popolo guidato da Saleh. I portavoce del movimento, citati precedentemente da Xinhua, avevano dichiarato che "gli huthi stanno cercando disperatamente di assassinare Saleh, ma al momento lui è ancora vivo". Nella mattinata del 4 dicembre, un ufficiale huthi, citato dall'agenzia cinese Xinhua, aveva sostenuto che l'ex presidente yemenita, suo nipote, alcuni parenti e il segretario generale del Congresso generale del popolo Arif al-Zuka sono stati uccisi. Sui media filo houthi starebbe anche circolando una foto di quello che, a detta dei miliziani, è il cadavere di Saleh. Dopo la rottura dell'alleanza tra Saleh e gli houthi, i miliziani sciiti hanno fatto oggi saltare in aria l'abitazione dell'ex presidente, che si trova nel centro della capitale Sana'a. Dopo aver diffuso il video del cadavere dell'ex presidente, l'emittente televisiva al-Masirah, tv controllata degli huthi, ha quindi annunciato ''la fine della crisi creata da una milizia traditrice e l'uccisione del suo leader''. Fino alla scorsa settimana Saleh e gli huthi avevano combattuto fianco a fianco contro il governo del presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi, fino alla dichiarazione delle scorse ore in cui Saleh aveva annunciato la fine dell'alleanza con gli huthi.

Il conflitto

Nel paese a Sud della Penisola Arabica è in corso, dal 2015, un sanguinoso conflitto tra due fazioni che si proclamano legittime rappresentanti del governo di Sana'a. Da una parte ci sono gli huthi, un gruppo armato sciita appoggiato dall'Iran e da Hezbollah, che fino a oggi ha sempre sostenuto l'ex presidente Ali Abdullah Saleh. Quest'ultimo controllava la capitale del Paese dal 2015 dopo aver deposto con un colpo di stato quello che è stato sempre internazionalmente riconosciuto come il legittimo presidente del Paese, Abd Rabbih Mansur Hadi. Dopo il golpe, Hadi fu costretto a trasferire il proprio governo ad Aden, per poi fuggire in Arabia Saudita. A sostenerlo c'è una coalizione militare capeggiata dal governo di Riad che riunisce oltre dieci Stati, tra cui Stati Uniti, Turchia, Francia e Gran Bretagna. La lotta fra le due fazioni, nella quale si sono inseriti i fondamentalisti di Al-Qaeda nella Penisola Arabica appoggiati dall'Isis, ha raggiunto negli ultimi tempi livelli drammatici. Lo stato di crisi permanente all'interno del Paese, ha portato alla morte di migliaia di civili e a un'epidemia di colera, che colpisce prevalentemente i bambini e che continua a prosperare a causa del blocco all'entrata degli aiuti umanitari imposto dalla coalizione anti-Huthi. Lo scorso 17 novembre tre agenzie dell'Onu avevano rivolto un nuovo appello alla coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita affinché consenta l'ingresso di aiuti umanitari nel Paese. Nel comunicato si precisava che quella in corso in Yemen è "la peggiore crisi umanitaria al mondo".

Mondo: I più letti