Caso Weinstein, nuove accuse da parte di Cara Delevingne e Lea Seydoux

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Da sinistra: Lea Seydoux, Cara Delevingne e Harvey Weinstein

La modella e l'attrice si aggiungono alla lista di coloro che sostengono di essere state molestate dal produttore di Hollywood. Lui in un'intervista: "Sono devastato, ho perso moglie e figli"

Si allunga la lista di attrici e modelle che sostengono di essere state vittime di molestie sessuali da parte di Harvey Weinstein. Dopo le rivelazioni di Angelina Jolie, Gwyneth Paltrow e Asia Argento, anche l'attrice francese Lea Seydoux e la top model inglese Cara Delevingne hanno raccontato di essere state vittime di abusi da parte del produttore di Hollywood. "Stavamo parlando e all'improvviso mi saltò addosso sul divano", ha raccontato Seydoux al The Guardian, precisando però che "tutti sapevano chi era Harvey e nessuno ha fatto nulla per decenni". Delevingne, invece, ha riferito di essere sfuggita al tentativo di Weinstein d'attirarla in un incontro sessuale a tre. 

I provvedimenti del mondo del cinema

Da quando sono iniziati a emergere i dettagli sulle presunte molestie, Weinstein ha ricevuto critiche dal mondo politico, da quello dello show business e anche dalla sua famiglia. La premier britannica Theresa May sarebbe d'accordo con la proposta di alcune deputate di revocargli l'Ordine dell'impero britannico, concesso anni fa dalla regina per "meriti cinematografici". Dopo l'esclusione dai Bafta (British Academy Film Awards) anche l’Academy, l’organizzazione che decide e organizza gli Oscar, ha deciso di prendere provvedimenti: si riunirà il 14 ottobre per capire come agire.

Weinstein: "Sono devastato"

Weinstein, intanto, ha scelto di rompere il silenzio e ha dichiarato al magazine Page Six: "Sono profondamente devastato. Ho perso mia moglie e i miei figli, coloro che amo più di ogni altra cosa”. Il produttore, infatti, è stato lasciato da sua moglie, Georgina Chapman. La donna aveva commentato così la decisione, presa pochi giorni fa: "Il mio cuore è infranto al pensiero di tutte le donne che hanno sofferto per azioni imperdonabili". 

Clinton vuole restituire i soldi arrivati dal produttore

Una delle prime a reagire davanti alle accuse nei confronti del produttore è stata Hillary Clinton che ha già fatto sapere di essere "scioccata" e "sconvolta" perché "c'era un lato diverso di una persona che io e molti altri conoscevamo". Il produttore, infatti, era uno dei sostenitori delle campagne elettorali della sinistra statunitense e l’ex candidata democratica alla Casa Bianca ha preso subito le distanze da lui dopo lo scandalo, annunciando anche di l'intenzione di restituire i soldi arrivati dal 65enne: "Ogni anno dono il 10% delle mie entrate in beneficenza, ne farà parte anche questo. Non c'è alcun dubbio". Weinstein e la sua famiglia hanno donato più di 1,4 milioni di dollari in contribuiti politici al Partito democratico a partire dal 1992: tra questi anche 10mila dollari a Barack Obama.

Il ruolo della società di produzione

Ma Weinstein è stato abbandonato anche dalla sua stessa società, la “The Weinstein Co.”. Il board aveva annunciato in una nota che "i direttori hanno determinato e hanno informato Harvey Weinstein che il suo impiego è concluso". Ora, però, lo scandalo si sta allargando fino a coinvolgere l’intera azienda fondata nel 2005. Le rivelazioni del New York Times mostrerebbero che la casa di produzione hollywoodiana era a conoscenza del fatto che Harvey avesse pagato il silenzio di alcune delle donne vittime delle sue molestie sessuali. "Interviste e registrazioni aziendali interne mostrano che la società sapeva del comportamento di Weinstein da almeno due anni", scrive il quotidiano statunitense. Inoltre, Lance Maerov, che ha guidato i negoziati dell’impresa, in un’intervista ha ammesso di essere a conoscenza dei soldi con cui Weinstein avrebbe comprato il silenzio delle sue vittime, ma ha anche dichiarato che era convinto che si trattassero di incontri consensuali.

Cosa rischia Weinstein

Intanto, emerge che l’ex re di Hollywood potrebbe rischiare una condanna da cinque a 25 anni di carcere per il solo caso di violenza ai danni dell'aspirante attrice Lucia Evans, che sarebbe accaduto nel 2004. Se il caso dovesse finire nei tribunali di New York, il produttore rischierebbe la condanna perché in questo Stato non esiste un termine di tempo per adire le vie legali e quindi anche dopo 13 anni il crimine potrebbe essere perseguito. Quest’ipotesi, al momento, rimane comunque teorica e si potrebbe verificare solo se il giudice Cyrus Vance Jr decidesse di portare il caso in tribunale. Oltre all'episodio che coinvolge Evans, sono molte le attrici e le modelle che sostengono di essere state l’oggetto delle avances di Weinstein. Fra di loro, anche l’italiana Asia Argento, che, in un’intervista al New Yorker, ha sostenuto di essere stata stuprata quando aveva 21 anni.

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