Oxfam: "Svezia la più impegnata nell'abbattimento di disuguaglianze"

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Un'immagine di Stoccolma. La Svezia è lo Stato più attento alle diseguaglianze (Getty Images)
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Un nuovo indice compilato dall'organizzazione impegnata nella riduzione della povertà ha premiato il paese scandinavo per il proprio impegno finalizzato a una maggiore equità sociale. L'Italia è al sedicesimo posto

L'Italia è al sedicesimo posto globale in termini di impegno in favore dell'equità sociale, secondo il nuovo indice elaborato dai ricercatori di Oxfam. Il nostro Paese, che in questa particolare classifica si trova davanti a Regno Unito (17esimo), Svizzera (18esima) o Stati Uniti (23esimi), è comunque diversi gradini più in basso rispetto agli standard d'eccellenza conseguiti dai Paesi dell'Europa del Nord.

I parametri dell'equità

La graduatoria di Oxfam, che ha analizzato complessivamente 152 Stati, ha compiuto la propria valutazione sulla base di 18 parametri suddivisi tre filoni principali: la spesa pubblica “progressista” in settori quali istruzione, sanità e protezione sociale; le politiche del mercato del lavoro focalizzate a ridurre le diseguaglianze; l'equità del sistema di tassazione. Proprio in quest'ultimo aspetto l'Italia raccoglie il miglior punteggio da parte di Oxfam, incassando un 14esimo posto, se si considera il solo tema fiscale.

Chi sta in vetta e chi in fondo

Nella classifica generale dei Paesi più impegnati ad abbattere le diseguaglianze si trovano al top numerose realtà del Nord Europa: al primo posto la Svezia, seguita da Belgio, Danimarca, Norvegia e Germania. In fondo alla classifica dominano Paesi a basso reddito come Albania (149esima) o Birmania (150esima). Stride, però, la presenza in penultima posizione del Bahrein.

Punti critici

Fra gli sviluppi negativi per l'equità globale, Oxfam ha notato in particolare l'evoluzione del carico fiscale, che tende ad alleggerire l'imposizione diretta in favore di quella indiretta. Nel concreto, l'organizzazione ha stimato che dal 1990 al 2015 l'imposizione sui redditi delle società (in Italia si parla dell'Ires) è passata da una media G20 del 40% al 28,7%. Solo in Cile la corporate tax (il cui taglio negli Usa è al centro dell'agenda Trump, peraltro) è aumentata negli ultimi anni. "Gli stati ricchi tendono ad agire male sulle tasse, perché è ormai saggezza condivisa che la spinta del fisco vada sui consumatori attraverso l'Iva”, ha detto al Guardian Max Lawson, responsabile della global policy di Oxfam. 

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