Migranti, da Francia e Spagna no alla richiesta di aprire i porti

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I numeri del Viminale: oltre 85mila arrivi nel 2017. L'Onu avverte: non si prevede un calo. Commissione Ue al lavoro su "piano d’azione" che presenterà domani. Parigi e Madrid contro la proposta di deviare gli sbarchi. LO SPECIALE

Mentre in Europa si continua a parlare del piano per aiutare l’Italia ad affrontare un’emergenza che ormai dura da anni, il Viminale ha diffuso i dati sui migranti sbarcati nel nostro Paese: il 20 per cento in più rispetto al 2016. E se Spagna e Francia sembrano contrarie ad aprire i loro porti, l’Onu avverte: non si prevede un calo di arrivi attraverso il Mediterraneo centrale.

I numeri del Viminale

Nel 2017, secondo il ministero dell’Interno, i migranti sbarcati in Italia hanno toccato quota 85.183: il 20 per cento in più rispetto al 2016. Tra le persone arrivate, la maggior parte sono nigeriane (13.516), seguite da bengalesi (7.993), guineane (7.538) e ivoriane (7.151). I minori non accompagnati sono saliti a 9.761. Ad ospitare la maggior quota di profughi è la Lombardia (13%), seguita da Lazio e Campania (9%), Piemonte, Emilia Romagna e Veneto (8%). I richiedenti asilo trasferiti in altri Paesi europei secondo il principio della relocation sono 7.396.

L’allarme dell’Onu

Il flusso di migranti e rifugiati che giungono in Europa via mare non sembra possa fermarsi o rallentare a breve. Lo dice anche l’Onu. Non si prevede un calo, ha spiegato l'inviato speciale dell'Unhcr per il Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel. “Le indicazioni di cui disponiamo non denotano un rallentamento degli arrivi in Libia, il che significa che un più ampio numero di persone potrebbe continuare a provare a lasciare il Paese tramite la rotta del Mediterraneo centrale”. Cochetel ha aggiunto che, secondo le stime, “circa il 30 per cento delle persone che attraversano il Mediterraneo ha bisogno di protezione internazionale. Il resto sono migranti economici”. L’inviato speciale ha parlato alla presentazione dello studio “'Mix migrations trend in Libya”, secondo il quale la metà delle persone che giungono in Libia spera di trovarvi un lavoro, ma decide di raggiungere l'Europa per fuggire dall'insicurezza, le difficili condizioni economiche, lo sfruttamento e gli abusi diffusi nel Paese nord-africano.

Il nuovo appello di Gentiloni

Cochetel ha anche ribadito l'appello per una maggiore solidarietà con l'Italia. Solidarietà che, nei piani dell’Ue, dovrebbe coinvolgere tutti gli Stati membri. Dopo l'incontro di ieri dei ministri dell'Interno di Francia, Germania e Italia e del commissario Ue Dimitris Avramopoulos a Parigi, oggi è arrivato un nuovo appello del premier Paolo Gentiloni: “L'Italia intera è mobilitata per far fronte ai flussi e chiede una condivisione Ue che è necessaria se si vuole tener fede alla propria storia e ai propri principi. È necessaria per l'Italia per evitare che i flussi diventino insostenibili alimentando reazioni ostili nel nostro tessuto sociale”.

Ue al lavoro su “misure concrete”

Un portavoce della Commissione europea, intanto, ha annunciato che la stessa è al lavoro per preparare alcune “misure concrete” sul dossier migranti: “non sono nuove proposte legislative” ma “un piano d'azione di misure che possono essere attuate immediatamente”, ha spiegato. Dopo l’incontro di ieri, e in vista dell'incontro informale dei ministri dell'Interno Ue di giovedì a Tallin, le misure saranno discusse domani al collegio dei commissari.

Avramopoulos: “Priorità ridurre flusso migranti verso l’Italia”

"La nostra priorità è lavorare a monte per ridurre il flusso di migranti verso l'Italia ed evitare tragedie nel Mediterraneo": lo dice il commissario europeo Dimitris Avramopoulos in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro in edicola.
"Oggi l'Italia - dice Avramopoulos - si trova in una situazione delicata e noi la aiuteremo. E' quello che già facciamo politicamente, finanziariamente, materialmente. Abbiamo ottenuto risultati, ma dobbiamo raddoppiare gli sforzi per ridurre significativamente il flusso".

I punti dell’accordo di Parigi

In un comunicato congiunto, i partecipanti al vertice di Parigi hanno espresso “piena solidarietà all’Italia” e chiesto “ai partner europei di considerare” i punti d'azione contenuti nell'accordo per consentire rapidi progressi a sostegno del Paese. Tra questi punti: un codice di condotta per le Ong, sostegno anche economico alla Guardia costiera libica per monitoraggio coste, aiuti all'Oim e all'Unhcr affinché i centri in Libia rispondano agli standard internazionali per condizioni di vita e di diritti umani, rafforzamento della strategia europea sui rimpatri, incrementare i tassi di riammissione, attuare pienamente lo schema della relocation concordato a livello Ue per rafforzare la riallocazione delle persone che necessitano di protezione.

Il nodo degli altri porti

Ma il nodo più difficile da sciogliere all'incontro informale dei ministri dell'Interno Ue a Tallin sarà, probabilmente, l’ipotesi di far sbarcare i migranti soccorsi nel Mediterraneo centrale in porti di altri Paesi Ue. Francia e Spagna, secondo alcune fonti, avrebbero già fatto sapere di essere contrarie all’idea. “Le situazioni eccezionali richiedono misure eccezionali, ma dobbiamo discuterle fra tutti i Paesi”, ha detto il ministro degli Esteri di Madrid Alfonso Dastis. Il presidente francese Emmanuel Macron, invece, ha ribadito la necessità di distinguere tra le persone che arrivano: per affrontare le crisi migratorie “bisogna condurre in maniera coordinata in Europa un'azione efficace e umana che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale perché fa parte dei nostri valori, senza confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l'indispensabile mantenimento delle nostre frontiere”, ha detto durante il discorso pronunciato davanti al Congresso.

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