Turchia, la denuncia di Amnesty: licenziamenti di massa "arbitrari"

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Proteste di Amnesty international in Turchia nel novembre del 2016 (Getty Images)
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Da dieci mesi continua lo stato di emergenza nel Paese, e l'organizzazione internazionale per i diritti umani punta il dito contro i licenziamenti "politici" che, ad oggi, avrebbero coinvolto circa 100mila persone. Soprattutto nel pubblico impiego

Amnesty international accusa la Turchia di aver effettuato licenziamenti "arbitrari" e "ingiusti", "giustificati da motivazioni politiche". Dal tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016 ad oggi, sarebbero state oltre 100mila le persone estromesse dal lavoro tramite decreto legge, in virtù dello stato d'urgenza in vigore nello Stato asiatico.

La denuncia di Amnesty international

Il rapporto "No end in sight" ("Nessuna fine in vista") dell'organizzazione internazionale è datato lunedì 22 maggio e descrive come le persone licenziate non ricevano alcuna spiegazione individuale. Questi licenziamenti collettivi, avvenuti in particolare nel pubblico impiego, sarebbero "effettuati arbitrariamente sulla base di motivi vaghi e generalizzati di legami con organizzazioni terroristiche".

Le categorie più colpite

Secondo l’Ong, queste misure decise dal Governo di Recep Tayyp Erdogan interesserebbero soprattutto sindacalisti, militanti politici e giornalisti, ai quali sarebbe stato tolto anche il passaporto. Tra le persone licenziate, 33mila insegnanti e impiegati del ministero dell'Educazione; 24mila poliziotti e impiegati del ministero dell'Interno, ottomila membri dell'esercito e quattromila giudici e altri membri del ministero della Giustizia. Tutte persone che ovviamente hanno enormi difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro.

La difesa del Governo di Erdogan

Le autorità negano sia in corso una "caccia alle streghe": a loro parere si tratterebbe semplicemente di misure necessarie per ripulire le istituzioni da elementi "faziosi". Ankara, d'altronde, continua a imputare il mancato golpe al predicatore islamista Fethullah Gülen, che vive negli Usa ed è accusato di essere a capo di un'organizzazione terorristica contro la quale sono stati effettuati migliaia di arresti nei mesi scorsi.

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