Moon Jae-in: ecco chi è il nuovo presidente della Corea del Sud

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Moon Jae-In, il nuovo presidente della Corea del Sud (Getty Images)
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Avvocato per i diritti umani, figlio di rifugiati nordcoreani, il leader democratico dovrà affrontare tanti dossier scottanti. E intende adottare una strategia diplomatica per affrontare la crisi con Pyongyang

L'elezione del nuovo presidente della Corea del Sud Moon Jae-in è una piccola rivoluzione per lo stato asiatico. Rappresentante dei democratici, maturo ma molto aperto ai giovani, figlio di rifugiati nord-coreani, promette lotta alla corruzione e regolamentazioni delle multinazionali di casa. Ecco chi è il nuovo leader sudcoreano che dovrà subito affrontare due emergenze nazionali: la crisi politica con il regime di Pyongyang e il tracollo della considerazione pubblica della classe politica dopo gli scandali che hanno travolto Park-Guen Hee.

La speranza di Moon Jae-in

Il nuovo leader sudcoreano ha sessantaquattro anni ed è un noto avvocato per i diritti umani: la sua elezione è una vera e propria svolta nella politica di Seul, governata negli ultimi nove anni dallo schieramento conservatore. Un cambiamento indotto dai recenti scandali che hanno travolto Park-Guen Hee, la figlia dell'ex dittatore, che a marzo ha subito l'impeachment ed è finita in prigione dopo mesi di proteste di piazza. Moon, figlio di rifugiati nord-coreani fuggiti durante la guerra di Corea del 1950-1953, è assolutamente alternativo ai suoi predecessori e per questo rappresenta una vera e propria speranza per il paese. Il nuovo presidente ha promesso di lottare contro la corruzione e "aprire la porta a una nuova era, a nuovi politici e a una nuova generazione".

Le sfide economiche del nuovo presidente

Oltre a dover superare la crisi di fiducia dell'elettorato, messa alla prova dagli scandali che hanno colpito la famiglia Park, Moon dovrà affrontare la sfida dell'economia e delle diseguaglianze sociali: in particolare il problema della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni di età) che lo scorso anno sfiorava il 10%. Il neo-leader presenterà un piano di cento giorni per fare ripartire il mercato del lavoro e ha promesso di dedicare grandi sforzi al tema dell'occupazione. Non solo: altro dossier scottante riguarderà la riforma delle "chaebol", le grandi conglomerate di Seul, su cui Moon si è impegnato in campagna elettorale. Tra queste ci sono nomi noti in tutto il mondo, come Samsung (implicata nello stesso scandalo della Park), Lg, Sk e Hyundai.

Il rapporto con la Corea del Nord

Circa la grande crisi tra le due Coree, Moon Jae-in ha optato per un tono diplomatico, dichiarandosi disponibile a incontrare il leader di Pyongyang, Kim Jong-un, ed impegnandosi comunque a mantenere saldo il dialogo con gli Stati Uniti. Tanto che il neo-eletto ha detto al Washington Post: "Penso di essere sulla stessa lunghezza onda del presidente Trump, che è più ragionevole di quanto sembri". Paradossalmente, l'elezione di Moon trova il favore anche della Corea del Nord: nel giorno della sua elezione, il quotidiano più rappresentativo di Pyongyang, il Rodong Sinmun, ha chiesto agli elettori sudcoreani di non appoggiare i "burattini conservatori" di Seul ma di votare lo schieramento liberal.

Kaesong: un complesso industriale per unire le due Coree

Una delle strategie di Moon per riavvicinarsi alla Corea del Nord e scongiurare il pericolo nucleare è la riapertura del complesso industriale inter-coreano di Kaesong. Si tratta di un agglomerato che sorge in territorio nord-coreano e al quale collaboravano fino allo scorso anno sia dipendenti del Nord che aziende del Sud della penisola. Purtroppo, dopo i vari test missilistici e i due test nucleari compiuti dal regime di Pyongyang, l'impianto è stato chiuso dalla Corea del Sud. Il nuovo presidente non solo intende riaprirlo ma potenziarlo per incrementare la cooperazione tra i due paesi. Inoltre, sempre nel solco del dialogo come soluzione della crisi, Moon ha dichiarato di puntare al ritorno alla "sunshine policy" di cooperazione con Pyongyang: una soluzione di dialogo per risolvere la crisi sopraggiunta. Una politica che in passato ha avuto come esito più noto il premio Nobel per la Pace conferito all'ex presidente sud-coreano, Kim Dae-jun.

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