Strage in Siria, Trump valuta l’azione militare

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Secondo i media Usa il presidente americano avrebbe già parlato al Congresso su un possibile intervento in risposta al raid di Idlib. Mosca ridimensiona la sua posizione: “Il sostegno ad Assad non è incondizionato”. Merkel: “Una vergogna la mancata risoluzione Onu

Il mondo continua a dividersi sulle responsabilità dell’attacco di martedì a Idlib, in Siria, dove più di 80 persone sono morte in seguito a un raid in cui sono state utilizzate, secondo Medici senza frontiere, armi chimiche con almeno due agenti tossici. Dopo le prese di posizione a favore e contro il leader siriano Bashar al-Assad, accusato da alcuni di essere il responsabile della strage, nel dibattito è intervenuta anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, mentre secondo alcuni media americani Donald Trump starebbe valutando la possibilità di un'azione militare. Intanto Mosca, che ha difeso del presidente siriano, sembra attenuare il suo sostegno.

 

Trump considera l’azione militare - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva detto che la strage aveva cambiato il suo atteggiamento verso Assad, secondo la Cnn e il Washington Post starebbe considerando la possibilità di un'azione militare in Siria, come rappresaglia per l'attacco con armi chimiche. Il presidente ne avrebbe parlato con i membri del Congresso. 

 

La telefonata tra Putin e Netanyahu - In una telefonata con il premier israeliano Benyamin Netanyahu, che attraverso il suo ministro della Difesa ha puntato il dito contro Assad, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che “è inaccettabile accusare qualcuno finché non viene condotta un’indagine internazionale completa e imparziale”. A confermare la prudenza adottata da Mosca è stato poi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha affermato che il supporto della Russia a Bashar al-Assad “non è incondizionato”.

 

Merkel: “Vergogna” - "È una vergogna che non ci sia stata una risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu” - ha detto Angela Merkel - Su questo proprio coloro che si rifiutano, devono riflettere su che responsabilità si assumono". La cancelliera, senza prendere posizione, ha tuttavia sottolineato che alcuni elementi fanno pensare che l'attacco sia provenuto dal regime di Assad.

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