Allarme carestia in Sud Sudan: a rischio 100mila persone

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4,9 milioni di persone, oltre il 40% della popolazione del Sud Sudan, hanno bisogno urgente di assistenza alimentare, agricola e nutrizionale (Getty Images)
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L'emergenza riguarda numerosi distretti dell’Unity State, nella parte centro-settentrionale dello stato africano. Ma secondo le Nazioni Unite, senza un intervento tempestivo, la crisi colpirà un'area che interessa un milione di persone

In Sud Sudan 100mila persone devono affrontare una grave situazione di fame, dovuta principalmente agli effetti devastanti della guerra civile che da tre anni imperversa nel Paese. La situazione drammatica è stata certificata del governo sudsudanese che ha dichiarato lo stato di carestia in numerosi distretti dell’Unity State, nella parte centro-settentrionale dello stato africano. Secondo tre tra le principali agenzie delle Nazioni Unite la crisi potrebbe a breve estendersi a un'area geografica molto più vasta che coinvolgerebbe circa un milione di persone. “La carestia è diventata una tragica realtà in alcune parti del Sud Sudan - ha dichiarato Serge Tissot, rappresentante della Fao in Sud Sudan in un comunicato congiunto con l’Unicef e il World Food Programme (Wfp) - e i nostri peggiori timori si sono avverati. Molte famiglie hanno esaurito qualsiasi mezzo di sopravvivenza”.

 

In 5 milioni in condizioni di povertà – Nelle regioni in cui è stato dichiarato lo stato di carestia 100 mila persone vivono nella miseria assoluta rischiando la morte per fame, ragione per la quale, secondo le tre organizzazioni, è necessario un intervento tempestivo che porti un’assistenza duratura e adeguata alle popolazioni colpite. Ma le difficoltà non sono concentrate solo nell’Unity State: secondo l'ultimo aggiornamento del quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC), pubblicato dal governo, 4,9 milioni di persone, oltre il 40% della popolazione del Sud Sudan, hanno bisogno di urgente assistenza alimentare, agricola e nutrizionale.

 

Il conflitto –  “La maggioranza della popolazione – ha spiegato Tissot - è costituita da contadini e la guerra ha sconvolto l'agricoltura. Hanno perso il bestiame e anche gli attrezzi agricoli. Per mesi hanno potuto contare solo su qualche pianta che riuscivano a trovare e qualche pesce che pescavano”. L’inasprimento della guerra nel luglio 2016, anche in zone in precedenza stabili, ha ulteriormente devastato la produzione alimentare, portando l’economia quasi al collasso. A causa di un’inflazione galoppante, le popolazioni che abitano nelle città hanno a che fare con un forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, che diventano sempre di più difficili da reperire.

 

Pace necessaria - L’estendersi del conflitto ha causato inoltre una grave emergenza sanitaria tra i numerosi sfollati. “Questa carestia è stata provocata dall’uomo - ha dichiarato Joyce Luma, direttrice del World Food Programme (Wfp) - noi, assieme all'intera comunità umanitaria, abbiamo cercato con tutte le forze di evitare questa catastrofe”. Un aiuto che però, secondo la direttrice, alla lunga risulterà inefficace “in assenza di una pace duratura e della sicurezza sia per i soccorritori che per le persone che assistono”.

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