Samsung, chiesto nuovo arresto per il vice presidente Lee Jae-yong

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Lee Jae-yong (Getty Images)
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Dopo il rifiuto dello scorso gennaio, la Procura speciale sudsudcoreana ha deciso di ritentare. Secondo l'accusa, il gruppo avrebbe versato 36,3 milioni di dollari apersone vicine al presidente della Repubblica Park Geun-hye, attualmente sotto impeachment

La procura speciale sudcoreana, che a gennaio ha chiesto e non ottenuto l'arresto del vice presidente di Samsung, Lee Jae-yong, ha deciso di riprovarci. La nuova richiesta si basa su un supplemento di indagine e dell'interrogatorio a cui Lee è stato sottoposto lo scorso 13 febbraio. L'accusa per l'erede della prima conglomerata del Paese è di corruzione e appropriazione indebita. Reati che hanno portato all'impeachment e alla destituzione della presidente sudcoreana Park Geun-hye e della sua confidente Choi Soon-sil, ora in arresto.

 

L'accusa - Per la procura Lee avrebbe erogato o promesso fondi a Choi per 36,3 milioni di dollari, in modo da avere nel 2015 il via libera dei fondi pensione pubblici a un'operazione di riordino del gruppo Samsung, funzionale al trasferimento dei poteri dal padre Lee Kun-hee al giovane rampollo. 

 

La reazione del gruppo - Samsung, che controlla circa 60 aziende affiliate, smentisce coinvolgimenti con l'assistente di Park. "Samsung non ha mai fatto offerte illegali o pagato tangenti al presidente in cambio di favori - si legge in una nota dell'azienda -Faremo del nostro meglio per rivelare la verità in tribunale".

 

Come hanno reagito i mercati - Sui timori di sorprese, i titoli Samsung Electronics hanno ceduto oggi alla Borsa di Seul l'1%. Nel 2016 Samsung ha portato a casa un incremento del valore delle proprie azioni del 4%

 

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