Violenza sulle donne, in 200 milioni hanno subito mutilazioni genitali

Mondo
Kenya, una donna masai parla durante un dibattito pubblico sulla liceità delle mutilazioni genitali femminili (Getty Images)
Getty_Images_Infibulazione

Rapporto di Unicef e Unfpa: il 25% delle vittime ha meno di 14 anni. La pratica più diffusa è l'infibulazione. Il dato, seppur preoccupante, è in calo

Nel mondo 200 milioni di donne e ragazze hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale. È quanto emerge da un’indagine condotta in 30 Paesi dall’Unicef e dall'Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per le popolazioni) e diffusa in occasione della Giornata internazionale per la tolleranza zero sulle mutilazioni genitali femminili 2017. Un evento nato per sensibilizzare su pratiche che, secondo le due organizzazioni, “danneggiano in modo permanente i corpi delle ragazze, infliggendo un dolore lancinante, e causano gravi traumi emotivi che possono durate per tutta la vita".

 

Un quarto delle vittime ha meno di 14 anni - Le mutilazioni genitali femminili sono riconosciute a livello internazionale come una violazione dei diritti umani di donne e bambine. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, queste pratiche riflettono le diseguaglianze di sesso profondamente radicate e costituiscono una gravissima forma di discriminazione contro le donne. Delle 200 milioni di vittime di queste pratiche, almeno 44 milioni hanno meno di 14 anni. I Paesi in cui maggiormente si registrano casi di mutilazione in questa fascia di età sono il Gambia, con il 56% della popolazione femminile coinvolta; la Mauritania con il 54% e l’Indonesia, in cui circa la metà delle ragazze fino a 11 anni hanno subito mutilazioni. Circa il 50% delle vittime vive in tre Paesi: Egitto, Etiopia e Indonesia.

 

<iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/IYYHhybJ_FM" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>

 

Infibulazione per impedire i rapporti sessuali - Una delle mutilazioni più diffuse è l’infibulazione che viene praticata da alcuni popoli africani e asiatici allo scopo di impedire rapporti sessuali alle ragazze non sposate. Altre pratiche di mutilazione vengono applicate al clitoride, che viene asportato totalmente o parzialmente. In gran parte dei Paesi presi in esame dall’indagine dell'Unicef e dell'Unfpa, la maggioranza delle bambine sono state mutilate prima di compiere i cinque anni.

 

Diminuisce il numero di donne mutilate – Negli ultimi 30 anni i tassi d'incidenza fra le ragazze dai 15 ai 19 anni sono diminuiti. In Liberia, ad esempio, le donne mutilate sono diminuite del 41%, in Burkina Faso del 31%, in Kenya del 30 e in Egitto del 27. Grazie al programma specifico promosso da Unicef ed Unfpa nel 2008, 13 Paesi hanno attuato politiche, disposizioni giuridiche e stanziamenti di bilancio per combattere le mutilazioni genitali femminili.

 

Necessario l’aiuto dei Governi – “Nonostante i tanti progressi fatti per abolire questa pratica, milioni di ragazze saranno costrette a subire quest'anno una qualche forma di mutilazione”, hanno dichiarato il direttore generale dell'Unicef, Anthony Lake, e quello dell'Unfpa, Babatunde Osotimehin. “Nel 2017 dobbiamo chiedere azioni più veloci per far progredire questo risultato. In occasione della Giornata internazionale è stata anche presenta una nuova piattaforma europea: la Uefgm (“Insieme per porre fine alle mutilazioni genitali femminili”), che avrà lo scopo di fornire informazioni facilmente accessibili ai professionisti che lavorano sulla tematica.

 

Mondo: I più letti