Nato nel 1940 a Montevideo, era ricoverato da una settimana in ospedale per un tumore ai polmoni. "Le vene aperte dell'America latina", sua opera del 1971, è considerata un classico della letteratura latinoamericana e mondiale
El escritor uruguayo Eduardo Galeano fallece a los 74 años en Montevideo http://t.co/FwKoCfIqLK pic.twitter.com/J85M0Hzs2G
— El País Cultura (@elpais_cultura) 13 Aprile 2015
Nato nel settembre del 1940, era ricoverato da una settimana in un ospedale della capitale uruguaiana, nella fase terminale di un cancro ai polmoni. Lo scrittore era noto soprattutto come autore de "Le vene aperte dell'America Latina" (1971), bestseller internazionale e opera politica di riferimento riguardo allo sfruttamento coloniale e post-coloniale del subcontinente sudamericano. Molto noti anche i suoi libri "Memoria del fuoco" (1982), e "Splendori e miserie del gioco del calcio" (1997), nel quale analizzava da appassionato la storia e la struttura dello sport nazionale dell'Uruguay in una prospettiva di sinistra.
Voce "scomoda" del Sudamerica - Giornalista e saggista, oltre che scrittore, Galeano aveva iniziato la sua carriera come direttore di Marcha, settimanale a cui collaborava, fra gli altri, anche Mario Vargas Llosa. Con il golpe militare del 1973, fu imprigionato e, successivamente, costretto a espatriare in Argentina. Il suo nome finì poi nel mirino del regime di Videla, costringendolo a fuggire in Spagna, dove scrisse la famosa "Memoria del Fuoco". Galeano è stato anche un tifoso del pallone, passione sublimata nell'opera "Splendori e miserie del gioco del calcio". "Come tutti gli uruguayani, avrei voluto essere un calciatore", scrive. "Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che abbia mai calcato i campetti del mio Paese".