Datagate, Guardian: aziende web "rimborsate" per Prism

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Tre giovani attivisti si coprono i volto con maschere rappresentanti di Edward Snowden, la fonte del datagate - Getty Images
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Secondo il quotidiano parte dei costi dei programmi di sorveglianza a cui collaboravano i colossi Internet sarebbero stati pagati dai contribuenti Usa. The Independent: un sistema di sorveglianza britannico intercetta le comunicazioni in Medio Oriente

di Raffaele Mastrolonardo

“Milioni di dollari”. Tanto avrebbe pagato la National Security Agency (NSA) americana per aiutare  Google, Facebook, Yahoo e Microsoft a collaborare alle intercettazioni elettroniche nell'ambito del programma ribattezzato Prism. A rivelarlo, nell'ultimo capitolo del cosiddetto “datagate”, è il quotidiano inglese The Guardian secondo cui i rapporti tra il governo Usa e le società tecnologiche erano molto più stretti di quanto ammesso finora dai protagonisti della vicenda. Così stretti che, all'occorrenza, la stessa amministrazione si è fatta carico dei costi che le imprese hanno dovuto sostenere in questa attività per un ammontare di “milioni di dollari”.

Tribunali - Secondo quanto riporta il quotidiano inglese, la NSA avrebbe rimborsato i colossi del web dopo che nell'ottobre del 2011 un tribunale (la cui decisione è stata declassificata nei giorni scorsi) aveva decretato incostituzionali le attività di intercettazione che non distinguessero chiaramente tra il traffico estero da quello domestico. La decisione ha comportato una serie di problemi tecnici per i soggetti coinvolti nelle operazioni. In attesa di una soluzione, infatti, le attività di sorveglianza elettronica potevano continuare solo grazie a “certificazioni” temporanee (invece che annuali) da parte di un apposito tribunale. Proprio il processo di adeguamento alle successive date di scadenza delle varie certificazioni avrebbe comportato spese “per milioni di dollari” a carico delle aziende. Questi costi,  secondo quanto racconta una newsletter interna della NSA rivelata da Edward Snowden, la talpa del datagate, “sono stati coperti dalla Special Source Operations”, ovvero dal ramo dell'agenzia che gestisce i programmi che prevedono la collaborazione con partner. Tra le aziende coinvolte in questi rimborsi Facebook, Google, Microsoft e Yahoo.

Le repliche di Yahoo, Facebook e Google  - A proposito delle rivelazioni del Guardian, un portavoce di Yahoo ha dichiarato che "una legge federale obbliga il governo a rimborsare i fornitori per costi incontrati nel rispondere a procedure obbligatorie. Abbiamo richiesto rimborsi in ottemperanza con questa legge". Facebook, invece, fa sapere di non aver "mai ricevuto alcun compenso relativo alla risposta a richieste di dati da parte del governo". "Non siamo e non siamo mai stati parte di alcun programma per dare agli Usa o a qualsiasi altro governo accesso diretto ai server - continua la società - e come abbiamo detto più volte, non abbiamo neppure mai sentito del cosiddetto programma “Prism” fino al momento in cui è stato divulgato dagli organi di informazione.  Riteniamo che la continua disinformazione su questa materia da parte del Guardian e altre testate sia preoccupante".  Mai "preso parte a Prism o ad alcun programma governativo di sorveglianza" è stata anche la replica di Google. "Stiamo aspettando la risposta del governo americano alla nostra istanza nella quale chiediamo di poter rendere pubblici più dati relativi alle richieste di sicurezza nazionale - ha detto un portavoce - cosa che mostrerà che il nostro rispetto delle leggi americane di sicurezza nazionale ha una portata di gran lunga inferiore rispetto alle affermazioni infondate che ancora oggi vengono fatte sulla stampa".

Independent: Medio oriente "spiato" – Secondo il quotidiano Independent, inoltre, ci sarebbe da tempo una base britannica in un non meglio specificato paese in Medio Oriente, da cui si conducono vaste operazioni di sorveglianza della rete, con il monitoraggio di e-mail, conversazioni telefoniche, informazioni raccolte per conto di agenzie di intelligence occidentali con l'obiettivo di combattere il terrorismo. I dati sarebbero poi consegnati al GCHQ, il braccio dei servizi inglesi che si occupa di analisi delle informazioni, e alla National Security agency americana. Secondo quanto afferma l'Independent, il sistema - che sarebbe in grado di intercettare email, traffico web e telefonate che transitano nei cavi sottomarini – fa parte di un più ampio programma da 1 miliardo di sterline per la raccolta di informazioni elettroniche. Avviato sotto l'ex ministro degli Esteri David Millband (che ha ricoperto la carica tra il 2007 e il 2010), il progetto di intercettazione mediorientale sarebbe nato con lo scopo di raccogliere dettagli “sulle 'intenzioni politiche delle potenze straniere', su terrorismo, mercenari, società militari private e  importanti frodi finanziarie”, scrive il quotidiano. Tuttavia, il mandato del programma viene rinnovato di sei mesi in sei mesi e i ministri possono modificarlo. Questo significa, scrive l'Independent, che i destinatari e l'ampiezza della sorveglianza possono cambiare nel tempo. E, soprattutto, che i funzionati del GCHQ possono prendere di mira chiunque si trovi all'estero senza ulteriori controlli basta che ritengano che i soggetti in questione siano ricompresi nel corrente mandato.

Fonti e polemiche - L'ultimo capitolo inglese del romanzo delle intercettazioni elettroniche cade in un momento delicato e minaccia di alimentare nuove polemiche. In Gran Bretagna ma non solo non si sono infatti ancora spenti gli echi dell'ammissione da parte del direttore del Guardian Alan Rusbridger di avere distrutto una copia dei documenti rivelati da Edward Snowden dopo la minaccia di azioni legali ad opera del governo inglese. La mossa dell'esecutivo  – che sarebbe stata ispirata dal primo ministro David Cameron – e la decisione del quotidiano hanno fatto sorgere più di un dubbio sulla capacità della stampa di continuare a informare liberamente su un caso di queste dimensioni. Lo stesso direttore del Guardian ha fatto sapere che le nuove rivelazioni di Snowden, d'ora in poi, saranno condivise anche con il New York Times.
Intanto però, l'articolo dell'Independent ha dato il via a una dura polemica tra il Guardian e l'Independent stesso, polemica in cui è intervenuto la talpa del Datagate

La situazione di Miranda – Nel frattempo la polizia inglese si è pronunciata sui documenti sottratti a David Miranda, compagno di Greenwald trattenuto per nove ore domenica all'aeroporto di Heathrow. Secondo Scotland, Yard i materiali contengono informazioni sensibili che, se rivelate, potrebbe mettere vite a rischio. Sul fronte giudiziario Miranda ha ottenuto quella che i suoi avvocati hanno definito una “parziale vittoria”. Accogliendo una richiesta dei legali dell'uomo, i giudici hanno ordinato alle autorità di non rivelare, diffondere, condividere le informazioni quantomeno fino alla prossima udienza, prevista per il 30 agosto.

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