Caso marò, l'Italia ricorre alla Corte Suprema indiana

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Il governo chiede l'annullamento della decisione del tribunale del Kerala che lo scorso 29 maggio aveva stabilito che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovessero essere giudicati a New Dehli

L'Italia ha presentato un ricorso alla Corte Suprema indiana per chiedere l'applicazione del diritto internazionale al caso dei due marò arrestati nel sud dell'India (e liberati su cauzione dopo 104 giorni) e per bloccare il processo per omicidio avviato da un tribunale del Kerala.
I legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone contestano la sentenza emessa dall'Alta Corte del Kerala lo scorso 29 maggio in cui si ribadiva la competenza dell'India a giudicare il reato avvenuto a febbraio in acque internazionali e a bordo di una petroliera italiana. La petizione è stata presentata dall'avvocato Harish Salve insieme allo studio legale Titus di New Delhi.
Si tratta del secondo ricorso pendente alla Corte Suprema sulla vicenda. Nel primo appello, aggiornato al prossimo 26 luglio, si contesta la legittimità costituzionale dell'operato delle autorità del Kerala per quanto riguarda l'arresto e l'incriminazione dei marò.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono accusati di aver ucciso due marinai indiani che su un peschereccio si erano avvicinati troppo alla petroliera Enrica Lexie, a bordo della quale, insieme ad altri 4 fanti di marina del San Marco, proteggevano la nave dall'attacco dei pirati che infestano quelle acque.

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