Amnesty: “In Siria commessi crimini contro l’umanità”

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Damasco sotto i bombardamenti (Getty)

L’organizzazione rivela in un rapporto le prove delle violenze perpetrate dal regime di Damasco: “Più di 10mila morti da febbraio 2011. Civili torturati o freddati con colpi alla testa”. Il Senato italiano approva la missione degli osservatori dell’Onu

Il regime di Damasco, che attua un sistema di vendetta contro le comunità sospettate di sostenere i ribelli, sta commettendo crimini contro l'umanità. La denuncia arriva da Amnesty International (AI) che in un rapporto (qui il Pdf integrale in inglese) chiede una reazione "urgente e decisiva" della comunità internazionale in Siria. Amnesty, che è riuscita a intervistare persone in 23 villaggi e città siriane, sostiene di avere la prova che molte vittime, bambini compresi, sono state portati via dalle loro case, freddati con colpi alla testa e poi, in alcuni casi, i cadaveri sono stati bruciati. Dall'inizio delle manifestazioni per le riforme, nel febbraio 2011, Amnesty ha ricevuto i nomi di oltre 10.000 persone uccise, ma ritiene che il numero effettivo possa essere considerevolmente più alto.
Una stima delle vittime della repressione viene fornita da Rami Abdul Rahman, direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, che in'intervista all'Afp parla di un totale 14.476 morti dall'inizio dei massacri.
Pochi giorni fa le Nazioni Unite avevano denunciato in un rapporto l’utilizzo di bambini nelle incursioni militari da parte delle truppe siriane e, in alcuni casi, anche da parte dei soldati disertori che combattono il regime

AI: "Gravi violazioni dei diritti umani" - Il documento di Amnesty International, da anni impegnata nella difesa dei diritti umani, racconta di militari e di milizie al-Shabiha che hanno incendiato case e proprietà e sparato indiscriminatamente nelle aree residenziali; e accusa il regime di torturare sistematicamente coloro che vengono arrestati, malati e anziani compresi.
Secondo l'organizzazione non governativa, il governo e le milizie sono responsabili di "violazioni gravi dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, (violazioni) che rappresentano crimini contro l'umanità e crimini di guerra". "Ovunque sono andata, ho incontrato gente sconvolta che si chiede come mai il mondo guardi impassibile e non faccia nulla", denuncia nel rapporto Donatella Rovera.

I racconti dei sopravvissuti - In ogni città e villaggio visitati, famiglie distrutte dal dolore hanno riferito ad Amnesty International come i loro parenti (vecchi, giovani e anche bambini) fossero stati prelevati e uccisi dai soldati, che in alcuni casi avevano dato fuoco ai cadaveri.
Ad Aleppo, la seconda città della Siria, in diverse occasioni nell'ultima settimana di maggio Amnesty International ha visto membri delle forze di sicurezza in uniforme e membri delle shabiha in abiti civili sparare proiettili letali contro dimostrazioni pacifiche, uccidendo e ferendo manifestanti e passanti, bambini inclusi.
Il genere di violazioni commesse in queste zone non è isolato, poiché giungono diffuse denunce analoghe da altre parti del paese, come nel caso dell'attacco delle forze siriane del 25 maggio a Houla dove, secondo le Nazioni Unite, sono state uccise 108 persone, tra cui 49 bambini e 34 donne.
L'organizzazione chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di sottoporre il caso al procuratore della Corte Penale Internazionale e di imporre un embargo sulle armi al regime di Damasco.

Dal'Italia primo sì al piano dell'Onu - Intanto il Senato italiano ha approvato con 260 sì e un solo voto d'astensione il decreto sulla partecipazione dell'Italia alla missione degli osservatori Onu in Siria. Il provvedimento passa alla Camera. La copertura, pari a circa 800mila euro, viene reperita dai fondi 2012 per la missione in Libano.
La partecipazione alla missione di osservatori militari delle Nazioni Unite denominata Unsmis (United nations supervision mission in Syria) è stata decisa da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza il 21 aprile 2012. La missione ha il compito di monitorare la piena attuazione della proposta dell'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Kofi Annan, accettata dal governo siriano.

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