Siria, le capitali occidentali espellono gli ambasciatori

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Cresce la pressione internazionale sul governo di Damasco dopo la strage di Hula che ha provocato 108 morti. Kofi Annan incontra Bashar al-Assad. Il premier turco: “La pazienza del mondo si sta esaurendo”

Cresce la pressione internazionale sulla Siria. Soprattutto dopo il massacro di venerdì 25 maggio a Hula, una enclave sunnita in un territorio denso di villaggi alawiti, pro-Assad, a circa 20 chilometri da Homs, luogo simbolo della rivolta contro il regime. Per l'Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, la strage è il frutto di vere e proprie esecuzioni sommarie casa per casa. Nel giorno in cui Kofi Annan è tornato a incontrare Bashar al-Assad, molte capitali occidentali hanno espulso l'ambasciatore siriano. Ha cominciato l'Australia nella notte italiana, poi è arrivata l’iniziativa concordata a livello europeo con la cacciata dei rappresentati siriani in Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Bulgaria e Spagna. Sulla stessa strada gli Usa e il Canada. Parigi ha anche annunciato che a luglio ospiterà la terza riunione degli Amici della Siria. L'espulsione degli ambasciatori “dalle principali capitali europee”, Italia compresa, “dopo gli orrori di Hula” rappresenta un “messaggio forte e inequivocabile al regime di Damasco”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri Giulio Terzi.

Dopo l'incontro tra Annan ed Assad a Damasco, il portavoce dell'inviato Onu ha diffuso un comunicato per riferire che Annan ha manifestato al presidente siriano la “grave preoccupazione” della comunità internazionale per la perdurante violenza e gli ha fatto presente “in termini molto espliciti” come il piano di pace necessiti di “passi coraggiosi” per porre fine alle violenze e per arrivare al rilascio dei detenuti.

Intanto, dall'Onu arrivano anche i primi elementi dell'inchiesta sul massacro di Hula che evidenzierebbero le gravissime responsabilità di Damasco. La maggior parte delle vittime, infatti, non sarebbero state colpite dall'artiglieria, come si riteneva in un primo momento, ma passate per le armi in esecuzioni sommarie, avvenute casa per casa. “Famiglie intere sono state sterminate”, ha detto un portavoce dell'ufficio dell'Alto commissariato Onu per i Diritti umani. Dei 108 morti (dei quali 49 erano bambini e 34 donne), meno di 20 sono morti sotto le bombe: il resto sono state vittime di esecuzioni sommarie, “compresa la gran parte dei bimbi assassinati”.

Da Mosca, poi, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, è tornato a chiedere al governo siriano “un'inchiesta obiettiva e imparziale condotta sotto gli auspici della missione degli osservatori Onu”. Anche il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha condannato l'eccidio di Hula, sottolineando che “la pazienza del mondo si sta esaurendo”.

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