Sarkò e Hollande, i candidati visti attraverso l’obiettivo

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Olivier Laban-Mattei e Jean-Claude Coutausse hanno seguito i candidati all’Eliseo per Le Monde. A Sky.it hanno raccontato come, di sondaggio in sondaggio, il presidente uscente e il leader socialista sono cambiati davanti alla macchina fotografica

di Greta Sclaunich

“Durante la campagna elettorale del 2007 Nicolas Sarkozy era seduttivo. Con i francesi, con i giornalisti. Quest’anno, no: ci tiene a distanza. Ha capito il potere delle fotografie e non vuole rischiare”. Olivier Laban-Mattei, 35 anni, segue il presidente francese da quattro mesi per il quotidiano Le Monde. Quattro mesi in cui “il presidente non mi ha mai parlato, né stretto la mano: per lui è come se noi fotografi non esistessimo”. Una volta, in realtà, si è accorto di lui: “E’ stato durante una visita nella fabbrica della Alstom – ero davanti a lui, non voleva essere fotografato e allora mi ha spinto via”. Un atteggiamento distante e sospettoso, quello che il presidente ha con la stampa. “E’ stato dopo il divorzio dalla ex moglie Cécilia, subito dopo la sua elezione, che Sarkozy si è reso conto che la sua vita privata era sotto i riflettori. Se prima cercava di mettersi in luce, dopo ha iniziato piano piano a essere sempre più distante da giornalisti e fotografi. Un atteggiamento che ha mantenuto durante la campagna elettorale e che, anzi, si è indurito di settimana in settimana”, analizza Laban-Mattei.
Al punto che, oggi, sorprenderlo con uno scatto spontaneo è davvero complicato. “Meeting e incontri sono organizzati in modo da valorizzare la sua immagine”, sottolinea il fotografo. Gli incontri più ristretti, i momenti di relax, il dietro le quinte della campagna non sono accessibili alla stampa. Spesso lo stesso ingresso ai raduni dell’Ump è “quasi un percorso di guerra tra i diversi servizi della sicurezza”.

Se l’atteggiamento nei confronti della stampa, nel corso del suo mandato, si è lentamente raffreddato, dal punto di vista dell’immagine la variazione più evidente è stata, più che un dettaglio fisico, la sua posa. “Sarkozy ha cercato di darsi un tono, assumendo pose sempre più solenni per evidenziare il suo ruolo di presidente”, sottolinea Laban-Mattei. Niente a che vedere, insomma, con le foto rilassate della campagna precedente: nell’estate del 2006, durante gli stati generali dell’Ump, Laban-Mattei lo ha fotografo sorridente, con il colletto della camicia slacciato (e senza cravatta), circondato da giornalisti intenti a prendere appunti. Rispetto a quello di oggi, sembra un'altra persona.

Non è cambiato di una virgola, invece, il candidato socialista François Hollande. O, per essere più precisi, “il suo atteggiamento nei confronti di fotografi e giornalisti è sempre lo stesso: molto gentile e disponibile. Certo, gli fa gioco”, racconta Jean-Claude Coutausse. 51 anni, lavora per Le Monde dal 2005 e segue Hollande dalle primarie di settembre. Ma ha iniziato a fotografarlo nel 2007, quando era il segretario del Ps e il marito della candidata all’Eliseo Ségolène Royal: e di cambiamenti, in questi ultimi cinque anni, Coutausse ne ha visti parecchi. “Nel 2007 – ricorda – gli occhi erano tutti per la Royal: bella, sorridente. Lui, Hollande, non attirava gli sguardi. Nell’ultimo anno, invece, ha lavorato molto sull’immagine, a cominciare dalla dieta”. Eppure, di carisma ne ha sempre avuto: “Bastava ascoltare un suo discorso e tutti, me compreso, se ne rendevano subito conto: altroché “molle”, Hollande ha talento, forza e competenza. Qualità che oggi sono sotto gli occhi di tutti grazie alla visibilità che gli dà il suo statuto di candidato all’Eliseo”.

La sua immagine, affidata al servizio di comunicazione del Ps, è gestita con grande cura. “La campagna non è cambiata molto negli ultimi anni – puntualizza Coutausse - Ma nel 2007 la comunicazione era gestita in maniera caotica e approssimativa, mentre l’Ump di Sarkozy era organizzatissimo. Quest’anno il Ps ha seguito il suo esempio e per noi fotografi è molto più facile avvicinarci a Hollande”.
Con una sola eccezione: le foto di backstage. “Le fanno solamente i fotografi ufficiali del partito. Ma va benissimo così: prima del voto del primo turno ci hanno permesso di fotografare Hollande all’interno della sua auto, una tipica situazione da dietro le quinte insomma. Le foto che ho scattato non mi piacciono granché – lui è troppo controllato, proprio perché sa di essere davanti al mio obiettivo. Preferisco le foto durante i meeting, quando parla alla folla è spontaneo e naturale”, racconta. Fino a qualche settimana fa, c’era un altro divieto: le foto del candidato di spalle. “Al Ps pensavano che veicolasse una brutta immagine – analizza Coutausse -  Invece, dopo un paio di tentativi si sono resi conto che, al contrario, una foto della sua silhouette davanti ad una folla colorata ed entusiasta esalta la sua personalità”.

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