Marine criticò Obama su Facebook. Rischia la radiazione

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Una immagine di Gary Stein tratta dal suo profilo Facebook
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Il presidente è un "codardo, nemico dell'economia e della religione". Così il sergente Gary Stein sul social network. Parole che hanno scatenato polemiche e per cui una commissione ha chiesto il licenziamento del giovane. Che replica: libertà di parola

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Sui social network, da anni Barack Obama viene bistrattato da milioni di americani. Ma fa notizia che ad attaccarlo su Facebook sia un soldato di 26 anni, simpatizzante dei Tea Party. E che per queste offese rischi seriamente il posto di lavoro.

Gary Stein, così si chiama questo sergente dei Marine Corps, un meteorologo di stanza al Camp Pendleton, California, che ha scritto su Facebook, "Obama codardo, nemico dell'economia e della religione". Quindi ha sostenuto che l'eventuale rielezione di Obama "rovinerà il Paese", e postato un fotomontaggio con la faccia del presidente al posto di uno dei protagonisti del film comico-demenziale Jackass.

Un caso che è esploso in poche ore, tanto da provocare la convocazione urgente della commissione disciplinare del corpo militare che ha gravemente censurato le parole espresse da un suo componente contro il "Comandante in Capo".

Al termine di una riunione lampo, appena un'ora, i tre giudici militari hanno di fatto proposto la cacciata di Stein dalle forze armate, che ha servito per nove anni, con tanto di servizio in Iraq. La sua condotta è stata giudicata "gravemente sprezzante", da sanzionare con un licenziamento "per disonore". La decisione finale, che però appare scontata, entro un mese verrà assunta da parte del generale Daniel Yoo.

Durissima la replica del soldato e dei suoi legali che parlano di violazione del diritto di libertà di parola, tutelato dal primo emendamento della Costituzione americana. Inoltre, hanno ricordato che Stein ha scritto questi post all'infuori degli orari di servizio. Per questa hanno tentato, invano, di rinviare il giudizio finale a una tribunale civile, la Corte federale di San Diego.

Sempre su Facebook, il commento finale del militare: "Mi ferisce sapere che potrei essere punito per aver esercitato uno dei diritti contenuti in quella Costituzione che ho difeso negli ultimi nove anni della mia vita. Ora mi tocca pagare per aver scritto ciò che milioni di americani, compresi tantissimi soldati in servizio, sostengono nelle loro conversazioni quotidiane. Una cosa che mi sembra sproporzionata. Spero di venirne fuori, perché la vittoria di questa battaglia personale, sarebbe una vittoria per la libertà e la Costituzione".

Il suo accusatore, il capitano John Torresala, nella sua arringa ha ricordato come Stein, con il suo comportamento, abbia violato ripetutamente le regole del Pentagono sulla libertà di parola dei suoi dipendenti. Inoltre ha rivelato che il sergente va punito perché ha ignorato i ripetuti richiami dei suoi superiori che da tempo lo avevano messo in guardia per i suoi 'post' su Facebook. "Si tratta di commenti - ha concluso Torresala - assolutamente contrari ai nostri principi di disciplina, che rischiano di influenzare negativamente le reclute più giovani".

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