Usa, primarie a tempo di musica

Mondo
Uno screenshot del video parodia realizzato dal collettivo Capitol Steps.
capitol_steps

Non solo Obama che rilascia playlist e si diletta a canticchiare ai suoi eventi. Anche sul fronte repubblicano la note diventano un’arma di marketing politico. Dal country di Santorum al blues di Romney, ecco la colonna sonora della campagna 2012

Guarda anche:
Verso le elezioni: lo speciale
America 2012: tutte le foto
Quattro anni fa l'elezione di Obama: lo Speciale

di Nicola Bruno

Nel 2008 Barack Obama portò davanti a un microfono star del calibro di Scarlett Johansson e i Black Eyed Peas per cantare il suo mantra “Yes We Can”. Poi arrivarono le pseudo-amatoriali Obama e McCain Girls a fare da colonna sonora a una campagna che - tra videoclip, parodie e discorsi condivisi milioni di volte - segnò il definitivo sdoganamento di YouTube come piattaforma per l’intrattenimento politico.

Quattro anni dopo, l’accoppiata musica e web torna di nuovo al centro delle presidenziali statunitensi. Oltre a canticchiare e duettare alla Casa Bianca, e mentre lancia un nuovo canale in cui annuncia diverse novità sul fronte dell'interazione, Barack Obama ha presto pubblicato su Spotify (famoso servizio per l’ascolto in streaming) la sua playlist preferita con 28 brani che spaziano da Ricky Martin a Bruce Springsteen. Nel giro di poche settimane è presto arrivata la risposta del principale avversario repubblicano Mitt Romney, anche qui con una playlist che è stata giudicata ottima anche dalle testate tradizionalmente più di sinistra.

Se quando si parla di grandi hit è facile perdere di vista le differenze tra gli opposti schieramenti, i maghi della comunicazione politica riescono comunque a far leva sui diversi generi musicali per veicolare meglio i messaggi dei propri candidati. Non è un caso, quindi, che il tradizionalista Rick Santorum si sia affidato al country per il suo inno elettorale “Game On”, in cui le ragazze acqua e sapone della band First Love cantano “Santorum ha trovato il piano per abbassare le tasse, rialzare il morale, mettere il potere nelle nostre mani”.



Mitt Romney non ha prodotto una propria hit, ma durante il delicato voto in Michigan ha tirato fuori dal cilindro l’endorsement di Kid Rock, noto musicista statunitense che spazia dal rock al blues. La sua super-libertaria “Born Free” (da non confondere con l’omonima e più violenta traccia di M.I.A.) è ora diventata l’inno ufficiale del candidato mormone.



Mentre Barack Obama deve ancora rivelare quale sarà la nuova “Yes We Can”, ci pensano gli utenti a diffondere su YouTube videoclip che prendono in giro questo o quel candidato. Uno dei più divertenti vede il repubblicano Newt Gingrich diventare protagonista di “Someone like you” di Adele, le cui parole struggenti sono state stravolte per attaccare l’ex presidente della Camera dei Rappresentanti: “Per favore lascia la politica e trovati altre ragazze con cui andare a letto”.



Non fa sconti a nessuno, invece, il collettivo satirico Capitol Steps che in “The Republican Candidate's Hello” sbeffeggia tutti i repubblicani che fino a poche settimane fa erano in corsa per le primarie. Da Herman Cain che dice “ci sono il 50% di possibilità che io sia pazzo” a Michelle Bachmann che minaccia l’inferno per chi non la vota, fino ad arrivare Rick Santorum che si candida a “guidare tutto il paese, esclusa la parte gay”. Capitol Steps ha realizzato decine di parodie musicali, prendendo di mira non solo i repubblicani, ma anche i democratici delle primarie 2008 (Hillary Clinton, Joe Biden).



Ma il candidato più musicato in assoluto - anche perché al momento sembra il favorito - resta Mitt Romney. Su YouTube ci sono decine di video che lo vedono protagonista: dagli inni in suo favore cantati da bambine di quattro anni ai mashup all’insegna del “Nobody loves me”. Questa clip prende in giro tutte le gaffe e le contraddizioni dell’ex governatore del Massachusetts (dall’aborto alla riforma sanitaria, passando per le sue idee su economia e disoccupazione).



Romney si presenta invece come “il primo presidente latino degli Stati Uniti” in questa altra parodia che prende spunto dalla rivelazione che il padre del candidato è nato in Messico e quindi Romney potrebbe ottenere la doppia cittadinanza (con un potenziale effetto traino sull’elettorato latino da sempre cruciale per vincere le elezioni).


Mondo: I più letti

[an error occurred while processing this directive]