Afghanistan, uccisi 16 civili: i talebani giurano vendetta

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Tensione nel Paese dopo il massacro compiuto, secondo la stampa Usa, da un veterano dell'Iraq. Parlamento: "I colpevoli siano processati qui". Karzai: “Omicidi intenzionali”. Obama: “Sarà fatta giustizia”. Merkel: "Escludo ritiro truppe entro il 2014"

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Si riaccende la tensione in Afghanistan dopo la strage di civili compiuta da pallottole americane nella notte tra il 10 e l'11 marzo nella provincia meridionale di Kandahar.
Almeno 16 le vittime, tra cui nove bambini, donne e anziani. Il gesto inspiegabile di un militare, secondo l'Isaf . La follia di soldati ubriachi, secondo fonti locali. Omicidi intenzionali, accusa Karzai. Gli afghani hanno esaurito la pazienza sulle azioni "arbitrarie" delle truppe straniere, fa sapere il parlamento afghano che chiede che il governo americano punisca i colpevoli e "li giudichi in un processo pubblico davanti al popolo afghano". Obama lo definisce un incidente scioccante mentre al presidente afghano sono arrivate le scuse di Leon Panetta, segretario della Difesa . Un'inchiesta è stata aperta ma i talebani promettono vendetta.
Intanto, la cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta scettica sul ritiro delle truppe tedesche dall'Afghanistan entro il 2014.

I talebani promettono vendetta -
I talebani "vendicheranno ognuno dei martiri uccisi selvaggiamente dagli invasori", si legge su un sito internet dei ribelli islamisti. "La maggior parte delle vittime sono bimbi innocenti, donne e anziani, massacrati dai barbari americani che hanno rubato le loro preziose vite senza ritegno, macchiandosi le mani del loro sangue", recita ancora il comunicato online dei talebani.

Negoziati a rischio -
"Tutto l'impianto del graduale ritiro a fine 2014 è da rivedere seriamente", spiega a SkyTG24 Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali all'Università Cattolica di Milano. "Lo sforzo in Afghanistan è stato distratto in maniera clamorosa dalla campagna irachena - dice Parsi -. Non si è affrontato il nodo politico che poteva cambiare le sorti del conflitto: il Pakistan. Dopo dieci anni di campagna ci ritroveremo come paese più influente a Kabul, Islamabad. Esattamente come avveniva ai tempi dei talebani. Il Pakistan si è mosso in maniera ambigua".

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Stampa americana: l'autore un veterano dell'Iraq - L'autore della strage sarebbe, secondo quanto riportano alcuni media americani, un sergente di 35 anni già veterano dell'Iraq. Sposato e con due figli, da dicembre aveva iniziato la sua prima missione in Afghanistan.
Il militare era assegnato al supporto delle forze speciali, Berretti verdi o Navy Seals, impegnate nella stabilizzazione di un vicino villaggio.

Uno o più soldati? -
C'è però anche l'ipotesi che l'autore della carneficina non sia stato un solo soldato americano - come finora sostenuto da Washington - ma un gruppo di militari Usa "ubriachi", che avrebbero sparato all'impazzata "ridendo". A riferire la notizia - seccamente smentita dal Pentagono - sono alcuni funzionari anonimi del governo afghano oltre ai parenti e i vicini delle vittime. Questi ultimi affermano di aver visto "un gruppo di soldati Usa" arrivare nelle loro case (non è specificato se nel villaggio di Alokozai o di Garrambai) nel distretto di Panjwayi, 35 km da Kandahar, (capoluogo dell'omonima provincia meridionale) alle 2 del mattino locali, entrare nelle casi e aprire il fuoco. Un testimone, Haji Samad, ha aggiunto che i suoi figli sono stati uccisi da "soldati" che dopo hanno bruciato i resti. Nel frattempo  un funzionario Isaf ha detto che un soldato "è tornato alla base e si è costituito stamani (lunedì 12 ndr )". 

Il precedente: il rogo del Corano - La sparatoria si è verificata tre settimane dopo che le truppe americane hanno dato alle fiamme delle copie del Corano in Afghanistan, provocando aspre proteste in cui hanno perso la vita 30 persone .

Merkel: "Escludo il rientro entro il 2014" - Intanto, nel corso di una visita a sorpresa ai militari tedeschi, stanziati nel nord del Paese, il Cancelliere Angela Merkel ha cominciato a mettere in dubbio il ritiro delle truppe entro il 2014. "Non è certo. Non possiamo ritirarci oggi e non possiamo dire ora di poterlo fare entro il 2013/2014", ha spiegato. La Gran Bretagna ha invece confermato la volontà di rispettare i piani di ritiro entro la fine del 2014, come stabilito dalla Nato.

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