L'Iran: "Due nostre navi da guerra sono nel Mediterraneo"

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In questa foto d'archivio una nave iraniana durante una recente esercitazione vicino allo stretto di Hormuz
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Teheran torna a minacciare Israele e l’Europa: il comandante della Marina ha annunciato che due unità navali hanno già attraverso il Canale di Suez per mostrare la "potenza della repubblica islamica" e sostenere il presidente siriano Assad

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Navi da guerra iraniane sono entrate nel Mediterraneo con l'intento di mostrare la "potenza" della repubblica islamica contro Israele e a sostegno del presidente siriano, Bashar Assad (solo pochi giorni fa l'Onu ha approvato una risoluzione di condanna contro la repressione del regime in Siria). Lo ha annunciato all'Irna il comandante della Marina della Repubblica islamica, Habibollah Sayari.
Le due unità (si  tratta di un cacciatorpediniere e di una nave di supporto), ha aggiunto Sayari, "hanno attraversato il Canale di Suez per la seconda volta dalla Rivoluzione Islamica (1979, ndr)", autorizzate dalla giunta militare egiziana che controlla la via d'acqua che collega il Mar Rosso al Mediterraneo. Lo scorso anno Teheran e Damasco sottoscrissero un accordo per effettuare manovre militari congiunte.

L’embargo deciso dalla Ue - Lo scorso 23 gennaio i ministri degli Esteri dell'Ue hanno dato il via libera all'embargo petrolifero contro l'Iran che prevede il divieto di importare, acquistare o trasportare il greggio di Teheran per tutti i 27 Paesi europei. L'embargo, deciso per sanzionare il programma nucleare del regime degli ayatollah, riguarda i nuovi contratti mentre per quelli in essere ci sarà tempo fino al 1 luglio per allinearsi allo stop. I capi delle diplomazie dei 27 hanno anche congelato i beni della Banca centrale iraniana e vietato "il commercio di oro, metalli preziosi e diamanti con enti pubblici iraniani e la banca centrale". Le attività della Banca centrale considerate legittime potranno però continuare, seppur "in condizioni ristrette".

La dura reazione iraniana - L'annuncio ha provocato l'immediata reazione iraniana, con il vicepresidente della Commissione Esteri e Sicurezza Nazionale del Parlamento di Teheran, Mohammad Kossari, che è tornato a minacciare la chiusura dello Stretto di Hormuz, l'imbuto di mare tra il Golfo Persico e il Golfo di Oman per cui passa il 20 per cento del traffico mondiale petrolifero: "Se vi saranno problemi nella vendita del petrolio iraniano, lo Stretto di Hormuz verrà senz'altro chiuso", ha avvertito il parlamentare.

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