Risarcimenti Concordia, gli Usa insistono e vogliono di più

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E’ salito a 39 il numero dei passeggeri americani della nave naufragata al Giglio che hanno firmato la denuncia per chiedere alla Carnival, casa madre della compagnia, di adeguare la cifra di indennizzo stabilita (11 mila euro) agli standard locali

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Cresce il numero dei passeggeri americani che erano a bordo della Costa Concordia, la nave naufragata all'Isola del Giglio il 13 gennaio scorso, che si muovono per ottenere un risarcimento “più adeguato”: sono 39 ora le persone che hanno firmato la denuncia presentata in Usa contro la Carnival e la Costa Crociere. Alla fine del mese scorso i firmatari erano sei. Non solo. Nella denuncia è stata modificata anche la richiesta di risarcimento di 460 milioni di dollari con l'inclusione di maggiori richieste.

L'azione legale è stata presentata in un tribunale di Miami, in Florida, dove ha sede il quartier generale della Carnival (la società americana che controlla Costa Crociere). Ognuno dei 39 firmatati chiede i danni per le perdite e le lesioni subite a causa - ha spiegato l'avvocato Mark Bern in un comunicato- "del comportamento degli ufficiali e del personale che hanno mostrato una totale indifferenza per la vita umana e la proprietà". "Questi passeggeri sono stati lasciati terrorizzati e senza alcuna guida in una situazione disperata, mentre il capitano era già al sicuro in una scialuppa di salvataggio con i suoi abiti asciutti e il bagaglio in mano". E non basta perché "una volta a terra, la loro odissea era tutt'altro che finita visto che la Carnival non è riuscita a offrir loro la più semplice cortesia e assistenza, lasciandoli in un Paese dove la maggior parte delle persone erano (per loro) stranieri, con solo i vestiti che avevano indosso, senza denaro e senza passaporto". Qualche giorno fa l’avvocato statunitense

John Arthur Eaves, che assiste 70 persone, tra passeggeri e famiglie delle vittime della tragedia della Costa Concordia all'isola del Giglio, ha parlato di una richiesta di risarcimenti entro un anno di oltre due milioni di dollari per ogni vittima, dello stesso ammontare per i cittadini statunitensi e quelli di altra provenienza nonostante le differenti legislazioni. Secondo Eaves le prime offerte di risarcimento della Costa Crociere, pari a 14 mila euro (11 di risarcimenti di danni più altri tre a titolo di rimborso), sono "del tutto insufficienti": "La vita della persona nella giurisprudenza statunitense ha un valore molto grande e per me è importante che non ci siano differenze tra nessuno - ha spiegato poi Eaves -. Ci siamo riusciti dieci anni fa con la vicenda di Cavalese risarcendo le famiglie delle vittime del Cermis con due milioni di dollari e ora la vita della persona vale molto di più". Per questo, "avvieremo azioni legali sia in Italia che negli Stati Uniti, ma sicuramente il sistema giudiziario americano offre dei vantaggi soprattutto per termini processuali molto più brevi. La nostra prima missione è far sì che nel processo che intenteremo negli Usa nei confronti della Carnival Corporation le vittime non statunitensi abbiano risarcimenti uguali ai cittadini americani”.

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