Protesi al seno, arrestato in Francia il fondatore della Pip

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Jean Claude Mas, fondatore della Pip (Getty)

In manette Jean-Claude Mas, padre dell’azienda finita al centro di uno scandalo sanitario internazionale per l’uso di un silicone nocivo. Il governo francese ha già sollecitato 30mila donne a rimuovere le protesi. In Italia potrebbero esserci 5mila casi

Svolta nella indagini sullo scandalo delle  protesi al seno in Francia. Giovedì 26 gennaio la polizia ha arrestato nel sud del paese, Jean-Claude Mas, il fondatore della Pip, la società francese al centro di un caso sanitario internazionale, nei confronti del quale l'Interpol aveva spiccato un mandato d'arresto.
La sua azienda aveva chiuso i battenti nel marzo 2010 dopo che le autorità hanno scoperto che stava utilizzando per le proprie protesi un tipo di silicone non adatto a scopi sanitari. Lo scorso dicembre il governo francese ha sollecitato 30mila donne con protesi Pip a rimuoverle. La raccomandazione è arrivata in seguito alla morte per cancro, nel 2010, di una donna francese.

Il caso ha suscitato interesse e paura anche in Italia, dove potrebbero essere coinvolte 4-5mila donne. Il Consiglio superiore di sanità sta elaborando un piano da presentare al ministro della Salute, Renato Balduzzi. L’ipotesi sarebbe quella di procedere all'espianto e sostituzione delle protesi mammarie francesi Pip, a carico del Servizio sanitario nazionale, in presenza di motivi clinici o problemi accertati, come ad esempio la rottura della protesi, ma anche nel caso di serie motivazioni psicologiche da parte della donna portatrice dell'impianto.

Dopo l'allarme in Francia per la pericolosità di tali protesi, lo scorso 29 dicembre il ministro Balduzzi ha emanato un'ordinanza che "impone a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di redigere entro 15 giorni un elenco nominativo di tutti i casi riguardanti l'impianto di Pip a partire dal primo gennaio 2001". Le Asl di riferimento dovranno ricevere tali segnalazioni e le Regioni avranno 10 giorni di tempo per notificare i dati al ministero. Recepite tutte le segnalazioni, si potrà dunque sapere con esattezza quante protesi a rischio sono state impiantate in Italia e dove. Premessa necessaria per poter valutare eventuali azioni successive. Secondo le stime sarebbero circa 4.300 le donne con impianto Pip in Italia.

In Italia coinvolte 4-5mila donne: il servizio di SkyTG24

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