Libia, Gheddafi: "Non lascio, morirò da martire"

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Il rais in un lungo discorso tv ha accusato l'Italia e gli Usa di avere fornito razzi ai manifestanti, definiti "ratti e mercenari". E ha annunciato: "Non abbiamo ancora usato la forza, se necessario lo faremo". GUARDA IL VIDEO

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Il colonnello Gheddafi stavolta si concede alle telecamere della tv di Stato libica ben piu' a lungo dei pochi secondi in cui era comparso lunedì sera e in un discorso in cui a tratti è apparso provato dalla tensione di questi giorni ha sfidato i rivoltosi e ha annunciato che non lascerà la Libia: "morirò da martire".

L'ambientazione, nella retorica del colonnello, conta quanto le parole stesse e il 'set' scelto dal leader della Jamahiriya per il suo annunciato intervento televisivo sembra inteso per lanciare messaggi sia all'interno che all'esterno. "Rimarrò qui nella mia casa che è stata obiettivo dei raid aerei americani", dice Gheddafi tra le rovine del palazzo presidenziale bombardato dai caccia Usa inviati da Reagan nel 1986, un edificio completamente sventrato, trasformato in una specie di museo chiamato "la Casa della resistenza".

"Morirò da martire come i miei nonni, non lascerò il territorio libico. Sono un combattente che ha realizzato la gloria del popolo libico", dice il colonnello in diretta tv. E ancora, "io non sono un presidente o una persona normale che può essere uccisa con il veleno". Gheddafi ricorda ai libici di "aver sfidato l'arroganza dell'America e della Gran Bretagna e non ci siamo arresi". Ce n'è anche per l'Italia, amica o nemica, a seconda delle esigenze retoriche del regime: "anche l'Italia è stata sconfitta sul suolo libico". E aggiunge: "Tutto il mondo ci guarda con rispetto e con timore grazie a me, compresa l'Italia. Ci siamo fatti rispettare da tutti, quando sono andato in Italia hanno salutato con rispetto il figlio di Omar Mukhtar".

Poi attacca i rivoltosi, "un piccolo gruppo di terroristi non sarà la scusa per far arrivare nel paese gli americani", accusati, insieme agli italiani, di aver dato "razzi Rpg ai ragazzi di Bengasi". Il colonnello fornisce la sua personale versione di quanto è accaduto in Libia negli ultimi giorni: "Un minuscolo gruppo di giovani drogati ha attaccato le sedi della polizia e dell'esercito".

Si tratta, secondo Gheddafi, di "venduti", "nascosti in alcune citta'", che agiscono solo per "emulare quello che è successo in Tunisia ed Egitto". Si rivolge direttamente a loro, li sfida: "voi mercenari dove eravate quando abbiamo affrontato gli americani, dove eravate quando hanno bombardato la mia casa?", urla mentre alle sue spalle si intravedono le rovine dell'edificio bombardato dagli americani come rappresaglia per l'attentato alla discoteca "La Belle" di Berlino.

Dopo il bastone, la carota, e Gheddafi, forse perché a questo punto non può fare altrimenti, gioca la carta delle concessioni e annuncia di avere accettato "la proposta di concedere autonomie regionali". La soluzione alla crisi, sostiene il colonnello, è la formazione di comuni e amministrazioni autonomi. "Vi invito a farlo, come ha proposto Seif al Islam", dice Gheddafi, riferendosi al discorso pronunciato in tv alcune sere fa dal figlio.

Ma i toni concilianti si sono fermati qui: "Non ho usato la forza finora ma lo farò se sara' necessario", ha detto ancora il colonnello che piu' volte nel suo discorso ha indicato il rischio di un attacco americano: "I manifestanti vogliono trasformare il paese nell'Afghanistan, e' questo che volete?", ha chiesto.

Promettendo di "combattere finchè avrò ancora una goccia di sangue nelle vene", Gheddafi ha intimato la resa ai ribelli: "Ripuliremo la Libia casa per casa se non vi arrenderete. Consegnate subito le armi perché non si può consentire che dei bambini siano armati, consegnate subito i poliziotti catturati.

La Libia ha bisogno di stabilità e di sicurezza", ha detto alla fine del suo discorso fiume. Il colonnello - che indossava un caffettano marrone e nel corso del discorso ha più volte cambiato occhiali - ha voluto ribadire il suo appello alla tribù di al-Zintan affinché ritorni al fianco del governo e chiesto ai manifestanti di ritirarsi, "perché non possiamo consegnare il paese ai seguaci di al-Qaeda".

"Andiamo avanti verso la rivoluzione", ha concluso Gheddafi mentre si sentiva in lontananza il richiamo alla preghiera della sera dei muezzin dai minareti di Tripoli. Il colonnello ha quindi lasciato la casa di Bab al-Azizia a bordo di una piccola auto, scortato dai militari, mentre la tv di stato trasmetteva un inno il cui ritornello è: "Resteremo qui saldamente".

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