L'accusa al centro del processo era quella di associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione di documenti falsi
E' stato condannato a 4 anni e 10 mesi di reclusione Turko Arsimekov, un ceceno di 37 anni che avrebbe fatto parte di una delle più vaste "centrali" di smistamento di documenti falsi scoperta nell'indagine coordinata dal capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Enrico Pavone. Lo ha deciso oggi la decima sezione penale del Tribunale di Milano. Condannati a 4 anni e 7 mesi anche due ucraini: il 43enne Hennadiy Paskaryuk e sua madre 65enne Lyubov Paskaryuk. Con la sentenza di oggi è arrivata un'altra condanna a 2 anni con pena sospesa per un quarto imputato, mentre un quinto è stato assolto, come chiedeva la Procura.
L'inchiesta
L'inchiesta nel giugno 2021 aveva portato, nelle indagini condotte dalla Digos e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese, ad un'ordinanza di custodia cautelare a carico del 37enne (tra l'altro già arrestato a Varese nel novembre del 2020) e di altre sei persone, tutti ucraini. Oggi i giudici hanno deciso di condannare Arsimekov ad un totale di 4 anni e 10 mesi mettendo la pena per questo processo (2 anni e 2 mesi) in continuazione con la condanna inflitta al ceceno nel marzo 2021 dopo il primo arresto.
Arsimekov, stando alle indagini, procacciava i clienti e si faceva inviare denaro e foto. Poi, girava tutto a Vitalii Zaiats, al vertice del gruppo e già condannato in abbreviato, che faceva realizzare i documenti in Ucraina e li recapitava in Italia attraverso la coppia di ucraini, madre e figlio, che li consegnavano ad Arsimekov. Infine venivano spediti in plico al cliente. I documenti prodotti erano finiti in mano anche ad una quindicina di terroristi e con legami pure con Kujtim Fejzullai, 20enne che il 2 novembre del 2020 ha commesso un attentato a Vienna uccidendo 4 persone.
Le accuse
L'accusa al centro del processo era quella di associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione di documenti falsi, mentre Arsimekov, che ora ha 37 anni, è indagato anche in un filone per associazione con finalità di terrorismo internazionale. Il ceceno, interrogato a più riprese nell'inchiesta, aveva "ammesso di aver fatto contraffare tra 5 e 20 documenti alla settimana a partire dal 2019", almeno un migliaio in totale, indicando pure "il prezzario dell'organizzazione: 800 euro per i permessi di soggiorno, 400 per i documenti quali carta d'identità e patenti di guida, 1.600-2.000 euro per un passaporto". Era anche risultato in contatto con Heset Musa, un 30enne kosovaro che aveva fatto da intermediario per un documento falso da recapitare proprio al 20enne austriaco (di origine macedone) Fejzullai, colui che ha compiuto la strage a Vienna.