“Sono bambini e ragazzi che da anni frequentano la nostra città, i paesi qua vicino, il nostro oratorio", ha detto a Sky TG24 don Giuseppe Tedesco, il sacerdote tornato dal confine con la Polonia portando con sé i piccoli profughi
"La prima cosa che ci tengo a dire è che questi bambini, questi ragazzi sono bambini e ragazzi che da anni frequentano la nostra città, i paesi qua vicini, il nostro oratorio", ha detto a Sky TG24 don Giuseppe Tedesco, il sacerdote che ieri, dopo aver guidato per 20 ore senza sosta, è tornato dal confine tra Ucraina e Polonia portando con sé i piccoli profughi, 4 bambini e la loro sorella maggiore con la sua bimba di 19 giorni. (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI – L'ATTACCO – LE ARMI NUCLEARI – LO SPECIALE - IL RACCONTO DELL'INVIATO)
I bimbi accolti a Busto Arsizio
All'oratorio di Busto Arsizio c'è un via vai dalle prime ore del mattino. La comunità da sempre ospita i bambini di Chernobyl per i cosiddetti risanamenti terapeutici. Kirill e Maksim sono con la famiglia di Don Giuseppe, Sofia e Vika da un'altra coppia. La sorella più grande, con la figlia di 19 giorni, a casa del sindaco di un comune vicino. Erano stati qui la scorsa estate e a Natale, in questo oratorio sono di casa da anni. "La prima cosa che hanno fatto quando ci hanno visto è stato darci un grandissimo abbraccio”, racconta don Giuseppe.
Il viaggio verso il confine con l'Ucraina
“Siamo andati a prenderli dopo aver chiesto, innanzitutto, alle autorità. Non siamo andati a prenderli così, all'avventura, quindi sfidando leggi – ha spiegato don Giuseppe – A chi chiede se può fare qualcosa del genere si deve spiegare che bisogna avvisare le autorità", ricorda il sacerdote. Don Giuseppe da Busto Arsizio ha percorso 3.000 chilometri. I 5 fratelli sono partiti da Dybrova, nella campagna di Chernobyl. Hanno attraversato la frontiera con il papà, un prete ortodosso, che ha firmato un foglio con cui affida i suoi figli. La loro mamma è morta. In Polonia hanno dormito per terra a casa di uno zio, 8 in una stanza. "La prima cosa che hanno detto è stata questa: 'Noi siamo contenti, noi qua stiamo bene, ma ci manca tanto papà'. E la loro preoccupazione è che succeda qualcosa al papà – spiega don Giuseppe – Noi speriamo che tornino le condizioni perché possano vivere con il loro papà, con i loro nonni, nel loro Paese".
Il messaggio del papà dei bimbi accolti
“Vi siamo grati per aver preso cura dei nostri figli e pregato per noi. È molto difficile per noi ora. Abbiamo una guerra su vasta scala. Sentiamo esplosioni e schianti di aerei ma difenderemo la Patria e la terra e le famiglie'”, è l'ultimo messaggio del papà dei bimbi letto da don Giuseppe.