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Milano, riciclaggio e corruzione tra Italia e Francia: due arresti

Lombardia
©Ansa

Stando alle indagini, una società italiana del settore manifatturiero, indagata, avrebbe corrotto un'azienda francese in relazione a un subappalto nel campo dell'estrazione petroli

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Due arresti e il sequestro di circa 15 milioni di euro. Sono le misure eseguite questa mattina dalla guardia di finanza di Milano in un'inchiesta con al centro le accuse di corruzione tra privati, riciclaggio e frode fiscale. Stando alle indagini, una società italiana del settore manifatturiero, indagata, avrebbe corrotto un'azienda francese in relazione a un subappalto nel campo dell'estrazione petrolio, usando fondi creati da una presunto riciclatore, un fiduciario svizzero, arrestato assieme al fratello, consulente legale. Perquisizioni in corso anche in Francia e in Svizzera. 

L'inchiesta

I due professionisti sono accusati di riciclaggio di "oltre 21 milioni di euro" provenienti da frode fiscale, gestiti "in paradisi fiscali su fondi cifrati off-shore, trasferiti attraverso una pluralità di operazioni simulate tra società veicolo statunitensi ed europee con conti correnti radicati tra Austria, Cipro, Inghilterra, Canada, Ungheria, Germania, Slovacchia, Bahamas e Isole Mauritius". Le presunte tangenti pagate, attraverso la creazione di quei fondi, avrebbero consentito, spiegano gli investigatori, "alla multinazionale milanese di aggiudicarsi una importante commessa da oltre 20 milioni di euro con un vantaggio di oltre 11,5 milioni di euro, interamente sequestrati dai finanzieri sui conti correnti della multinazionale". La società italiana, che "grazie alle tangenti pagate dai sui ex dirigenti avrebbe ottenuto" il subappalto in Francia "dovrà rispondere ai sensi della disciplina della responsabilità amministrativa degli enti che prevede l'applicabilità di sanzioni pecuniarie oltre al sequestro del profitto delle condotte corruttive commesse a proprio beneficio e vantaggio". In totale sono 9 le persone indagate (tra cui anche ex dirigenti dell'azienda), a vario titolo, per riciclaggio internazionale "aggravato dalla finalità di consentire a terzi di commettere condotte di corruzione fra privati, frode fiscale mediante uso di fatture per operazioni inesistenti o più articolate operazioni di interposizione fittizia di veicoli societari creati ad hoc per dirottare in paradisi fiscali redditi altrimenti imponibili in Italia e, infine, corruzione fra privati".

Il modus operandi

Lo "schema criminale" realizzato dai professionisti arrestati "è risultato strumentale non solo a garantire un indebito risparmio di imposta a numerosi contribuenti nazionali", ma anche a "creare fondi neri all'estero" per "dazioni corruttive o in alternativa". Sono stati sequestrati "circa 12 milioni di euro" come profitto di "corruzione internazionale" e, in parte, dei "correlati delitti tributari, nei confronti di una multinazionale milanese operante nel settore della fabbricazione e commercializzazione di valvole industriali". Oltre un milione di euro come "profitto delle attività di riciclaggio transnazionale poste in essere dai consulenti" arrestati. Più di 1,7 milioni di euro come "profitto di delitti tributari a carico di persone fisiche e imprese che si sono avvalsi dei fraudolenti modelli seriali di evasione fiscale internazionale". In un caso le fatture false, per circa 1,6 milioni di euro, annotate in contabilità dalla multinazionale milanese sarebbero state "monetizzate e consegnate a dirigenti" della società milanese al centro dell'indagine, i quali avrebbero poi provveduto a consegnare "740mila euro al direttore acquisiti di una importante impresa energetica francese attiva nell'estrazione e lavorazione di prodotti petroliferi". In un altro episodio, il pagamento della "tangente" di 417.800 euro sarebbe avvenuto "a opera del fiduciario svizzero e di un suo sodale, in parte in contanti e in parte su relazioni bancarie elvetiche intestate a esponenti apicali di una società piemontese operante nel settore ingegneristico". Perquisizioni anche nell'abitazione e nell'ufficio del dirigente della multinazionale francese accusato di aver intascato "tangenti per oltre 700mila euro".