Si sarebbero resi responsabili nel maggio del 2019 di una violenta rapina in appartamento di un commerciante di gioielli e preziosi
A Milano la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque rapinatori, che fingendosi poliziotti e indossando divise e pettorine della polizia si sono resi responsabili nel maggio del 2019 di una violenta rapina in appartamento di un commerciante di gioielli e preziosi di origini indiane e di due suoi collaboratori che ha fruttato complessivamente più di 50mila euro.
La rapina e le indagini
Protagonisti del colpo, anche volti e nomi noti alle forze dell'ordine e alle cronache milanesi: Dino Duchini, malavitoso della "Milano che sparava", secondo gli investigatori, tra gli anni Ottanta e Novanta e Franco Fisher, 'basista', che già nel 2012 venne arrestato per una maxirapina in una gioielleria di via della Spiga. All'alba di un mattino di maggio 2019 Duchini e altri tre complici - tutti ora raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare - indossando maschere di lattice per non essere riconoscibili, hanno suonato il campanello di un appartamento di corso Sempione fingendo un controllo: in mezz'ora hanno legato il gioielliere e due suoi collaboratori con nastro adesivo e fascette e li hanno derubati. Dopo diverse indagini, la Squadra Mobile di Milano, è riuscita a rintracciare la banda grazie ad un gps installato sul furgone con cui i rapinatori erano fuggiti e poi alle telecamere e ai rilievi del Dna della Polizia Scientifica sono riusciti a identificare tutti i componenti della banda. I quattro, che devono rispondere di rapina e sequestro di persona, ora si trovano a San Vittore, mentre altre sei persone sono indagate.
La banda
La banda di Duchini e Fisher, di cui facevano parte anche gli altri tre complici (Salvatore Urciolo, di 54 anni, Silvano Messina di 63 e Nicola Sava di 72), secondo gli inquirenti, era pronta a mettere a segno altri colpi in gioiellieri e Compro Oro di Milano. Il riconoscimento del furgone, sulla cui fiancata erano presenti anche graffiti (rendendolo così riconoscibile), è stato fondamentale per rintracciare alcuni componenti del gruppo che, dopo essere stati fermati a un finto posto blocco, hanno portato gli agenti della Squadra Mobile ad identificare anche i complici, così come fondamentale è stato il ritrovamento delle divise da poliziotto e della maschera (con cui Duchini aveva nascosto il viso) durante la rapina, su cui erano presenti le tracce di Dna.