Il 14 marzo nelle "indicazioni" aggiornate dell'Iss, anche sulla base delle linee guida dell'Oms, si raccomandava l’uso di mascherine solo durante l'assistenza dei pazienti positivi al coronavirus o dei casi sospetti
Almeno fino a metà marzo, a oltre tre settimane dallo scoppio dell'epidemia, il Coronavirus ha potuto diffondersi in molte delle Rsa su cui indaga la Procura di Milano anche per l'assenza di indicazioni che raccomandassero a tutti gli operatori l’uso delle mascherine. Nelle direttive regionali, nazionali e internazionali infatti l’uso dei dispositivi di protezione individuale veniva indicato durante l'assistenza dei pazienti Covid o dei casi sospetti, ma non nel rapporto con tutti gli ospiti. E’ quanto emerge dai documenti, in particolare dell'Istituto superiore di sanità e della Regione, depositati nelle indagini e al vaglio degli inquirenti.
Le indicazioni dell'Iss
Il 14 marzo nelle "indicazioni" aggiornate dell'Iss, anche sulla base delle linee guida dell'Oms, si raccomandava agli operatori l’uso di mascherine chirurgiche nel trattamento dei malati Covid, e di mascherine ffpp2-3 per l'assistenza ai positivi in procedure a rischio di "aerosol". Indicazioni che, invece, non venivano contemplate in caso di "contatto diretto con pazienti non sospetti Covid".
"In questo contesto emergenziale e di carenza di Dpi (dispositivi di protezione individuale, ndr) - scriveva l'Iss nelle 'indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni' - i filtranti facciali devono prioritariamente essere raccomandati per gli operatori sanitari impegnati in aree assistenziali dove vengano effettuate procedure a rischio di generazione di aerosol". E nelle indicazioni della Direzione Welfare della Regione, che richiamavano la normativa nazionale ma anche le linee guida dell'Oms, il 3 marzo si segnalava che "è documentato che le persone maggiormente a rischio di infezione da Sars-Cov-2 sono coloro che sono stati a contatto stretto con paziente affetto da Covid-19 o coloro che si prendono cura di pazienti affetti da Covid-19". Nelle indicazioni, ad esempio, veniva scritto che per i pazienti "senza sintomi respiratori" non erano necessari i dispositivi di protezione e che per gli operatori sanitari in contatto con pazienti senza sintomi respiratori bastavano le disposizioni di protezione previste "per l'ordinario svolgimento della propria mansione". Indicazioni, insomma, di non obbligatorietà dell'uso delle mascherine per tutti gli operatori e per gli ospiti delle strutture.
L'appello dei parenti delle vittime al Trivulzio: "Ministero intervenga"
Intanto il 'Comitato giustizia e verità per le vittime del Trivulzio', fondato da Alessandro Azzoni, ha lanciato un appello attraverso Facebook per chiedere un intervento tempestivo. "Basta esitazioni e colpevoli ritardi. Vogliamo subito un intervento operativo coordinato da parte di Regioni e Ministero - scrive Azzoni -. La magistratura indaga, gli ispettori del ministero ispezionano, i politici dichiarano. Ma intanto nelle Rsa si continua a morire perché i tamponi sono insufficienti, il personale si ammala e non viene rimpiazzato, le terapie non sono coordinate".
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