Delitto Macchi, la famiglia ricorre in Cassazione contro l’assoluzione di Stefano Binda

Lombardia
Lidia Macchi (Agenzia Fotogramma)

I parenti della vittima, trovata morta nei boschi di Cittiglio nel gennaio del 1987, intendono opporsi alla sentenza della Corte d’Appello che ha ritenuto il 51enne non colpevole per l'omicidio della studentessa

La famiglia di Lidia Macchi, la giovane studentessa trovata morta nei boschi di Cittiglio (in provincia di Varese) nel gennaio del 1987, ha presentato ricorso in Cassazione contro l'assoluzione in secondo grado del 51enne Stefano Binda, processato per l'omicidio. L'istanza dei parenti della vittima arriva dopo quella presentata dalla Procura Generale di Milano, lo scorso 3 dicembre, a firma dell'avvocato Augusto Cornalba, del Foro di Lodi.

La motivazione del ricorso

L'istanza, come si legge nel documento del legale di parte civile, è motivata da "un'asserita violazione della legge nell'assunzione di una testimonianza indiretta, quella dell'avvocato Vittorini", da "illogicità e contraddittorietà della motivazione" della sentenza della Corte d'Appello e dalla "mancanza di assunzione di prove ritenute decisive". Infine, la parte civile ha sottolineato "con estrema amarezza le vituperanti espressioni riservate, con ingiustificabile tracotanza, dai giudici dell'Appello al loro patrono avvocato Pizzi ed ai sostituti procuratori generali".

L’assoluzione di Stefano Binda

La prima sezione della Corte d’Assise d’Appello di Milano aveva assolto lo scorso 24 luglio Stefano Binda dall’accusa di aver ucciso la studentessa Lidia Macchi, all’epoca 21enne, nel gennaio del 1987. Secondo la Corte, che aveva ribaltato la decisione del primo grado di giudizio, con la quale il 51enne era stato condannato all'ergastolo, la sentenza era stata emessa dopo "un processo dibattimentale che si è distinto non già per avere accertato fatti (di reato), desumendone le modalità di svolgimento da indizi gravi, precisi e concordanti, bensì per avere dedotto fatti di reato ascrivendoli a un ‘autore ideale' (poi adattato all'odierno giudicabile) attraverso presunzioni, talune anche logiche e plausibili in astratto, altre molto meno perché portato di mera suggestione, ma, in ogni caso, tutte prive di concretezza e supporto probatorio".

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