Gli arresti sono stati eseguiti in Campania, Lombardia e Veneto: sette indagati sono in carcere, tre ai domiciliari e per tre c'è l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
La polizia stradale ha eseguito una misura di custodia cautelare nei confronti di 13 persone. Sgominata, quindi, un banda che rubava accumulatori d'energia in istallazioni telefoniche. Tra le ipotesi accusatorie, oltre all'associazione per delinquere finalizzata al furto e alla ricettazione, anche il reato di "attentato alla sicurezza delle telecomunicazioni".
Il modus operandi
Il gruppo rivendeva poi gli accumulatori in alcuni paesi africani (tre dei destinatari della misura sono del Burkina Faso) o ne ricettava il piombo. Gli arresti sono stati eseguiti in Campania, Lombardia e Veneto: sette indagati sono in carcere, tre ai domiciliari e per tre c'è l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il gruppo è sospettato di un centinaio di furti con un danno ingente per le istallazioni.
L'attività investigativa
L'indagine è iniziata nel marzo 2018 a seguito di una lunga serie di furti subiti da Tim, Vodafone e 3, in impianti con ripetitori, nel Nord-Est. Le batterie, installate in multipli di otto a seconda della potenza dell'antenna, servivano per attivare i dispositivi in caso di blackout. L'assenza delle ricariche ha provocato vuoti di copertura in aree molto estese e il danno generato si aggira sugli otto milioni di euro all'anno. Da quanto ricostruito, gli accumulatori, stipati in container, raggiungevano il porto di Genova e venivano imbarcati su navi dirette a Malè, in Togo, per poi essere trasportate per via terrestre. Nel corso delle perquisizioni sono state recuperate 1.100 batterie del valore di 300 mila euro, nonché centinaia di pannelli fotovoltaici provento di furto, del valore di circa 100mila euro.