Ospedale di Lecco, scritta omofoba contro un’infermiera

Lombardia
Immagine di archivio (ANSA)

L’insulto è apparso sull'armadietto della donna, l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: "Ho chiesto di avviare un’indagine interna" 

All’Ospedale Manzoni di Lecco è apparsa una scritta omofoba sull’armadietto di un’infermiera che presta servizio nel nosocomio. L’insulto è fin troppo chiaro: “Fuori da qua lesbica”. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera interviene sull’accaduto: “Ho già provato a contattare personalmente la donna questa mattina, e avrò modo certamente di parlarle in giornata, esprimendole la vicinanza della Regione Lombardia, e mia personale, per quanto ha vissuto. Ogni forma di discriminazione non può e non deve trovare spazi all'interno dei nostri ospedali ed è nostro compito condannarla, stigmatizzarla e combatterla”.

L'assessore regionale Gallera: “Indagine interna”

L’assessore dichiara di aver chiesto alla direzione strategica della Asst di Lecco di fare luce sul caso: "Mi sono attivato immediatamente chiedendo di avviare un'indagine interna per approfondire l'accaduto e per creare le condizioni affinché atteggiamenti di questo tipo vengano individuati e sanzionati, per far sì che non si verifichino più. I nostri operatori devono essere giudicati per professionalità, umanità, capacità di riconoscere le situazioni di disagio e di fragilità dei pazienti, e non in base al proprio orientamento affettivo e sessuale”.

Arcigay: “Mancano leggi contro l’omotransfobia”

Il segretario generale di Arcigay Gabriele Piazzoni parla di “sconcerto” e “grande tristezza” dopo l’episodio di Lecco: “Il caso è desolante, perché ci mostra gli effetti dell’assenza di una legge nazionale che sanzioni l’omotransfobia, sommata a un’altra assenza, cioè quella di una legge regionale che metta in campo azioni di prevenzione e contrasto”.

La segretaria Arcigay, Macario: “Necessari percorsi di formazione”

Secondo Manuela Macario, che fa parte della segreteria nazionale di Arcigay con delega al lavoro, bisogna intervenire sull’ambiente in cui si opera: “È necessario portare percorsi di formazione sul posto di lavoro, che migliorino la qualità di quegli ambienti sia rispetto alla relazione con lavoratori e lavoratrici Lgbti, sia nei confronti dell’utenza. Perché quella frase odiosa sull’armadietto – conclude Macario – ci fa intuire che quell’ospedale non sia un luogo sicuro e accogliente per le donne lesbiche. E questo è un fatto paradossale e gravissimo”.

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