Tangenti in Lombardia, Tatarella esce dal carcere e va ai domiciliari

Lombardia
Foto di archivio (Fotogramma)

Lo ha deciso il tribunale del Riesame. L'ex consigliere comunale milanese di Forza Italia era stato arrestato durante il blitz del 7 maggio, scattato in seguito alle indagini su un giro di tangenti, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti 

Pietro Tatarella, l'ex consigliere comunale milanese ed ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia, finito in carcere durante il blitz del 7 maggio condotto dalla Dda di Milano a seguito delle indagini su un giro di tangenti, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti, è stato scarcerato e posto ai domiciliari. A comunicare la decisione del tribunale del Riesame di Milano sono stati gli avvocati difensori di Tatarella. L'ex consigliere ha avvisato i suoi familiari, i quali andranno a prenderlo nel carcere di Busto Arsizio, in provincia di Varese, dove nei giorni scorsi il politico è stato trasferito dal carcere di Opera.

Accolta parzialmente l'istanza degli avvocati di Tatarella

I giudici hanno accolto parzialmente l'istanza dei legali del politico azzurro, accusato di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito, i quali avevano chiesto stamani in udienza, e anche con una memoria depositata, la revoca della misura cautelare e in subordine i domiciliari. Tatarella esce dal carcere dopo quasi quattro mesi dal blitz della Dda che il 7 maggio ha portato a 43 misure cautelari, tra cui quelle per l'ex consigliere lombardo di Forza Italia Fabio Altitonante, ai domiciliari e di recente tornato libero, e Nino Caianiello, ex esponente di Forza Italia a Varese, e presunto 'burattinaio' del sistema di mazzette, appalti e nomine pilotate e finanziamenti illeciti alla politica. Tatarella, che era anche candidato alle Europee (non eletto), dopo l'arresto si era subito dimesso dalla carica di consigliere comunale.

La difesa di Tatarella

"Non è stato corrotto" dall'imprenditore della Ecol-service Daniele D'Alfonso e, se i pm vogliono ipotizzare che abbia preso soldi per facilitarlo negli appalti Amsa (l'azienda milanese dei rifiuti), al massimo si può contestare un "traffico di influenze illecite" che non giustifica, da codice, la custodia cautelare in carcere. Questo è quanto ha sostenuto la difesa del politico nell'udienza davanti al Riesame alla quale ha presenziato lo stesso Tatarella. "Abbiamo chiesto la scarcerazione e in subordine gli arresti domiciliari", ha spiegato l'avvocato Nadia Alecci che lo difende assieme al collega Luigi Giuliano. "Il carcere è durissimo per tutti, speriamo almeno nei domiciliari", ha concluso il legale. I giudici decideranno nei prossimi giorni.

La richiesta di scarcerazione

La difesa del politico ha presentato un ricorso contro un'ordinanza del gip Raffaella Mascarino, che aveva bocciato a luglio un'istanza di revoca della misura cautelare, presentata dai difensori dopo un interrogatorio dell'arrestato davanti ai pm. Già nei mesi scorsi il Riesame aveva respinto una richiesta di scarcerazione. Il politico davanti ai pm a fine giugno ha sostenuto di aver preso soldi dall'imprenditore D'Alfonso non in cambio di una corsia preferenziale negli appalti Amsa, ma per la sua reale "attività di consulenza" in campo ambientale, tecnologico e nel settore fieristico. La difesa di Tatarella, nel chiedere la scarcerazione, ha contestato l'accusa di corruzione sostenendo che al massimo, stando all'ipotesi dei pm, si potrebbe configurare un traffico di influenze illecite, senza necessità, quindi, di custodia cautelare in carcere.

Le accuse

Per la Dda, invece, Tatarella, sarebbe parte dell'associazione capeggiata dal presunto "burattinaio" del sistema Nino Caianiello, ex esponente di FI a Varese, e sarebbe stato "a libro paga" dell'imprenditore con 5mila euro al mese e altre regalie. La difesa, però, contesta la corruzione perché solo in ipotesi si può contestare al massimo al politico di aver fatto da intermediario per facilitarlo negli appalti e si configurerebbe, dunque, il reato di traffico di influenze. Di recente il Riesame ha riqualificato la corruzione in traffico di influenze per l'altro esponente di Fi arrestato, Fabio Altitonante, che il 7 agosto scorso è stato scarcerato, scaduti i termini di custodia cautelare.

Tatarella: “Non credo al complotto politico”

"Non ho mai creduto ad alcun complotto politico, è una vicenda che mi è capitata e ho scelto di difendermi nelle sedi opportune, mi sono dimesso per separare le questioni istituzionali e politiche da quelle giudiziarie", ha detto Tatarella. Nell'istanza di scarcerazione presentata i legali Alecci e Giuliano spiegano che Tatarella il 14 agosto è stato trasferito "senza alcun avviso formale" e "inspiegabilmente" dal carcere di Opera a quello di Busto Arsizio e "di nuovo inserito in un contesto con limitate ore d'aria quotidiane e con ridotte possibilità di momenti di svago e socialità". E la sua "psiche già minata da 4 mesi" di carcere viene messa "ancor più a dura prova" con questa "decisione".

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