Milano, 10mila tonnellate di rifiuti smaltiti illegalmente: arresti

Lombardia
Un'immagine della conferenza stampa dei carabinieri che hanno indagato sul caso (Agenzia Fotogramma)

Un'organizzazione è ritenuta responsabile di traffico illecito di rifiuti, realizzazione di discariche abusive e intestazione fittizia di beni. In pochi mesi incassato oltre un milione di euro

Una vasta operazione dei carabinieri contro lo smaltimento illecito di rifiuti tra il Nord e Sud Italia, e in particolare in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Campania, è stata condotta alle prime luci dell'alba di martedì 4 giugno. I militari del Noe di Milano hanno eseguito 20 arresti (12 in carcere e 8 ai domiciliari) e un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un'organizzazione ritenuta responsabile di traffico illecito di rifiuti, realizzazione di discariche abusive e intestazione fittizia di beni, che avrebbe smaltito illecitamente circa 10mila tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania e da vari impianti del Nord Italia, incassando oltre un milione di euro in pochi mesi.

L'indagine

L'indagine, coordinata dai pm Donata Costa e Silvia Bonardi, è la prosecuzione di un'altra che a febbraio aveva portato a 15 arresti e che era partita dall'incendio del deposito rifiuti di via Chiasserini a Milano del 14 ottobre 2018, da cui si era sollevata una colonna di fumo visibile dal centro della città. La nuova tranche vede al centro la "Winsystem Group Srl, detentrice e intermediaria nella gestione illecita dei rifiuti che venivano illegalmente stoccati nei capannoni di Pontevico, Gessate, Torbole Casaglia, Tabellano, Verona, Meleti". Società amministrata da Massimo Sanfilippo, già arrestato mesi fa e che ha collaborato. Sette discariche sono sequestrate negli ultimi mesi ed è stato disposto un sequestro di quasi 400mila euro.

Il Gip: "Era un'organizzazione di tipo imprenditoriale"

Secondo il Gip Giusy Barbara si trattava di una "organizzazione di tipo imprenditoriale, dedita in modo continuativo all'attività di cessione, ricezione, trasporto e stoccaggio di rifiuti". Nell'ordinanza di custodia cautelare viene ricostruito il nuovo capitolo di un "articolato sistema criminale, che vede i produttori di rifiuti conferirli ad aziende (...) formalmente munite di autorizzazioni al loro trattamento, ma in realtà operanti in un regime di illegalità". Tali società, secondo la ricostruzione del giudice, avrebbero "reperito, tramite intermediari, capannoni industriali", poi "stipati di rifiuti senza alcuna autorizzazione (...) e precauzione per la salute e l'incolumità pubblica". Inoltre, si legge nel provvedimento, la movimentazione dei rifiuti sarebbe stata "affidata a operai extracomunitari, assunti in nero e disponibili a svolgere l'attività illegale per un compenso orario modesto".

Arrestato imprenditore toscano

Tra gli arrestati c'è un imprenditore residente nella zona di Volterra, in provincia di Pisa. Secondo quanto appreso, l'uomo era titolare di una ditta, ora fallita, attiva nel recupero di rifiuti ferrosi nelle zone del Grossetano, di Piombino (Livorno) e della Val di Cecina. Sempre in base a quanto emerso, le attività illecite di cui è accusato non sarebbero avvenute in Toscana ma in regioni del Nord Italia.

Le intercettazioni

"La merda è diventata miniera". "La merda è oro". Con queste parole, intercettate dai carabinieri, due degli arrestati descrivevano il business dei rifiuti. I dialoghi emergono dall'ordinanza cautelare firmata dal gip di Milano Giusi Barbara. "Pensa te cosa ho trovato, ho trovato la ... la merda è diventata miniera", diceva lo scorso luglio Maurizio Assanelli, titolare di una ditta di autotrasporti al fratello Stefano, anche lui finito in carcere e che gli rispondeva: "La merda è oro". E il primo ancora: "È diventata oro, pensa che lavoro (...) questa è proprio rifiuti c'è dentro di tutto". Per gli inquirenti i due discutevano proprio "dei rilevanti e rapidi ricavi derivanti dai loro trasporti illeciti di rifiuti".

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