Il Papa incontra i ragazzi del bus dirottato e dato alle fiamme a San Donato Milanese

Lombardia
Foto di archivio (Getty Images)

Il pontefice ha incontrato 200 ragazzi della scuola media Vailati di Crema tra cui i 51 coinvolti il 20 marzo scorso nella vicenda del pullman sequestrato, dirottato e dato alle fiamme dall'autista

Durante l'udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha incontrato 200 ragazzi della scuola media Vailati di Crema, in provincia di Cremona, tra cui i 51 studenti coinvolti il 20 marzo scorso nella vicenda del pullman sequestrato, dirottato e dato alle fiamme nel Milanese dall'autista di 46 anni Ousseynou Sy (CHI È), di nazionalità italiana ma senegalese di origine. I ragazzi, tutti dodicenni, accompagnati dai tre adulti che erano con loro quel giorno sul bus e anche da alcuni insegnanti e genitori, hanno fortemente voluto questo incontro con il Papa, che li ha accolti con un abbraccio. Gli alunni non esitano a parlare di "miracolo" e - spiegano i genitori all'Osservatore Romano - "è questa la sensazione che tutti abbiamo, considerando che tutti si sono salvati da una situazione terrificante". Al termine dell'udienza, sul sagrato della basilica vaticana, il Papa ha fatto anche una foto di gruppo con gli alunni della scuola Vailati.

Il colloquio con il ministro Bussetti e il generale Nistri

Dopo l'udienza dal Papa, gli studenti della Vailati sono stati salutati a viale Trastevere dal ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, e dal comandante dei carabinieri, il generale Giovanni Nistri. "Siete diventati ambasciatori di grandi valori, un esempio per i vostri coetanei. Se fossi il vostro papà mi sentirei orgoglioso", ha detto il ministro. "Sono qui solo per dirvi grazie, siete degli eroi", ha detto Bussetti. L'incontro è stato anche occasione di un doppio festeggiamento di compleanno, quello del ministro e quello di uno degli studenti. "Il carabiniere - ha detto il generale Nistri - è una delle istituzioni più antiche dello Stato, non sta lì solo per fare la faccia burbera, ma per aiutare. Non siamo eroi, siamo persone normali che con mezzi normali a volte fanno cose straordinarie. Non ci riusciamo senza l'affetto e l'aiuto. Tutto è andato bene quella volta perché voi avete aiutato: chi ha telefonato, chi ha dato indicazioni, chi è uscito dal bus ordinatamente e senza paura. Crescete sapendo che lo Stato è qualcosa verso cui avere fiducia". All'indomani del sequestro, c'era stata da più parti la richiesta di cittadinanza per Adam e Rami, due dei ragazzini che avevano contribuito al salvataggio. "Non sono io che concedo la cittadinanza - ha risposto poi Bussetti ai giornalisti che chiedevano notizie in tal senso -, se avessi i poteri farei tante cose, non ho queste competenze".

Il sequestro dell'autobus

A favorire le operazioni di salvataggio da parte dei carabinieri e a evitare che la vicenda si trasformasse in una tragedia, erano state le telefonate di allarme compiute da due studenti a bordo del mezzo, Ramy e Adam, figli entrambi di genitori immigrati, rispettivamente egiziani e marocchini.

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