Imprenditore scomparso a Brescia, Pg: “Non sappiamo come venne ucciso”

Lombardia
Immagine d'archivio

Così il procuratore generale di Brescia sul caso di Mario Bozzoli, scomparso nel 2015 dalla fonderia che gestiva a Marcheno con il fratello Adelio e i nipoti Alex e Giacomo 

"Non c'è stato un minimo elemento in tre anni e mezzo di indagine che possa aver fatto ipotizzare la presenza in vita di Mario Bozzoli, che è stato ucciso". Così il procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell'Osso durante la conferenza stampa indetta per la chiusura delle indagini sul caso dell'imprenditore Mario Bozzoli, scomparso nel 2015 dalla fonderia che gestiva a Marcheno, in provincia di Brescia, con il fratello Adelio e i nipoti Alex e Giacomo, questi ultimi accusati di omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere. Gli operai Oscar Maggi e il senegalese Abu devono rispondere di favoreggiamento.

Escluso l'uso dei forni

"Le indagini hanno a lungo visto come baricentro i forni della fonderia, ma le dimensioni non sono compatibili con la distruzione di un corpo umano. La perizia dell'anatomopatologa Cristina Cattaneo ha escluso il passaggio di un corpo umano nel forno. Il forno è quindi escluso in modo categorico", ha aggiunto il procuratore. "Secondo la nostra ricostruzione Giacomo Bozzoli avrebbe portato fuori dall'azienda il cadavere dello zio nascosto in un sacco che si usava per le scorie come ne erano presenti tanti in azienda. Per questo non ci sono tracce della vittima sull'auto utilizzata". "Non sappiamo - ha aggiunto il procuratore - dove possa essere stato portato il morto".

"Omicidio a lungo premeditato"

"Quello di Mario Bozzoli è un omicidio a lungo premeditato e consumato nei pressi degli spogliatoi della fonderia". "Non abbiamo un corpo e quindi non sappiamo come è stato ucciso", ha aggiunto Dell'Osso. "Gli autori materiali sono i due fratelli Alex e Giacomo Bozzoli", ha concluso il procuratore generale di Brescia.  

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