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Corpo carbonizzato, il Gip: "Ucciso perché aiutò un uomo a scappare"

Lombardia
Foto (Agenzia Fotogramma)

I due colombiani restano in carcere. Uno di 21 anni è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e l'altro di 38 anni è accusato di soppressione e vilipendio di cadavere

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Il giovane colombiano, ucciso a coltellate e il cui cadavere mutilato e carbonizzato è stato trovato sabato scorso nel quartiere Bovisasca a Milano, sarebbe stato ammazzato "per punirlo del fatto che si era messo in contatto con Tony", un altro colombiano, "per aiutarlo" a non farsi trovare da chi lo stava cercando, ossia gli altri partecipanti alla festa nella casa di via Carlo Carrà, durante la quale sarebbe avvenuto l'omicidio. E' quanto si legge nell'ordinanza del Gip Manuela Scudieri a carico di due dei tre fermati nell'inchiesta aperta dalla Procura di Milano.

La testimonianza

Dall'ordinanza emerge che la testimone principale dell'indagine è la compagna di William Gomez Arango, finito in carcere per aver aiutato a fare a pezzi il cadavere. La donna viveva insieme ad Arango proprio nella casa dove è stata organizzata la grigliata "di compleanno" nel corso della quale è avvenuto l'omicidio. La donna ha raccontato dettagli terribili, come di aver visto "Cristian", la vittima, "semi seduto su dei sacchi di plastica, con la gola tagliata". All'origine del delitto, il fatto che tra uno dei fermati e 'Tony' ci sarebbe stato un contrasto per un "tentato omicidio" subito in Argentina.

I fermati

Intanto i due colombiani fermati restano in carcere. Il Gip Manuela Scudieri ha convalidato i fermi e disposto la custodia cautelare. Uno di 21 anni è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e l'altro di 38 anni è accusato di soppressione e vilipendio di cadavere. Un terzo colombiano, anche lui 21enne, è stato, invece, fermato ieri in Francia, vicino a Parigi, e dovrà essere estradato in Italia. Il PM nella richiesta di custodia in carcere per i primi due fermati, accolta dal giudice, ha evidenziato per i due i pericoli di reiterazione del reato, fuga e inquinamento probatorio. 

La ricostruzione dei fatti

Il giovane, stando a quanto ricostruito finora, è stato ucciso dopo una lite durante una grigliata in giardino nell'appartamento di via Carlo Carrà del 38enne. Quest'ultimo è in carcere con l'accusa di aver aiutato i due 21enni (accusati, invece, di averlo ammazzato a coltellate) a fare a pezzi il cadavere con un'accetta. Il corpo è stato, poi, dato alle fiamme in via Cascina dei prati, dove è stato trasportato con un carrello dopo essere stato rinchiuso in un trolley, per provare a distruggere le prove.