Lidia Ravera: "Il pettegolezzo è la forma primitiva della letteratura"

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Filippo Maria Battaglia

I CONSIGLI DI LETTURA La scrittrice torna in libreria con "Tempo con bambina", in cui racconta la gioia di essere nonna. E durante l'intervista sull'account Instagram di Sky Tg24 dice: "Insediarsi nel presente diventa una grande furbizia. È un gioco difficile, ma funziona"

Inutile girarci attorno: "Tutti gli scrittori lavorano col materiale biografico,  anche se parlano del Machu Picchu. Se uno è pudico e prudente, allora fa un altro mestiere". Da qualche giorno, Lidia Ravera è tornata in libreria con "Tempo con bambina" (Bompiani, pp. 288, euro 16), un libro piuttosto insolito per chi conosce la scrittrice: è infatti uno dei pochi casi in cui ha deciso di aprire il varco al proprio vissuto in modo esplicito, raccontando la gioia di essere nonna di Mara, che in realtà è la figlia della sorella, scomparsa giovanissima molti anni fa e la cui figlia lei ha adottato.

 

"La grande furbizia è insediarsi nel presente"

A spiegare il titolo di questo libro è la stessa Ravera durante "I consigli di lettura" sull'account Instagram di Sky Tg24 (qui le puntate precedenti): "ll tempo con bambina è il presente. Quando si è adulti si cerca di viverlo ma è molto difficile: ci si prova e poi si lascia perdere. Quando si entra nel terzo tempo, invece, imparare a vivere nel presente diventa un’urgenza assoluta. Se guardi in avanti, infatti, hai un futuro sempre più breve; se ti volgi indietro c’è questa moquette di ricordi di una vita in cui hai già fatto di tutto e che ti crea un senso di sazietà che non è piacevole. Insediarsi nel presente diventa quindi una grande furbizia".

Facile a dirsi, difficile a realizzarsi. "Occorre - spiega Ravera - guardare dove non hai mai guardato, procedendo lentamente, accettando la ripetizione e amandola. Non è un caso che i bambini la amino. È un gioco difficile, ma alla fine funziona".

"Si considera che le scrittrici parlino sempre dei fatti loro"

"Tempo con bambina" può iscriversi al genere memoir, un genere di gran moda, dice Ravera, e insieme una delle molte cose che cambiano se sono fatte da uomini o da donne: "Gli uomini vengono presi molto più sul serio. Le loro non sono mai chiacchiere da pianerottolo ma coraggiosi approfondimenti del materiale di una vita". Tutto il contrario dei libri autobiografici sulle donne: "Si considera sempre che le scrittrici parlano sempre dei fatti loro".

Un indizio, per Ravera, arriva anche qui dai bambini:  "Basta vederli giocare: i maschi passano il tempo perlopiù col pallone, che è un gioco di regole; le femmine giocano a fare la mamma e il papà, i fidanzati. Giocano, insomma, dentro la letteratura, che è un gioco innanzitutto di relazioni".

 

"Il pettegolezzo è il nocciolo della letteratura"

Non è un caso, prosegue, che  "le donne leggano più romanzi degli uomini: noi siamo affascinate dal pettegolezzo e il pettegolezzo è la forma primitiva della letteratura, il nocciolo: ti racconto i fatti degli altri, anche inventati. Anche per questo, nonostante 'Tempo con bambina' non sia affatto un libro pettegolo, mi aspetto di non essere presa sul serio. Ma sa qual è un enorme vantaggio del terzo tempo della vita? Che non te ne frega più niente. I conti li fai con te stessa".

Una foto distribuita dall'ufficio stampa il 16 ottobre 2012 mostra lo scrittore Emanuele Trevi.
ANSA/UFFICIO STAMPA
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