"Vita di donna quasi mistica": Benini racconta Annalena Tonelli

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Filippo Maria Battaglia

Filippo Maria Battaglia

La giornalista e scrittrice rievoca la vicenda della missionaria italiana uccisa in Somalia nel 2003 con un colpo di fucile. "La sua è stata una grandezza declinata nell'umiltà e nel silenzio e che ha richiesto gesti estremi", dice durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 

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"Un incendio di umanità e di intelligenza, di comprensione del dolore e dei bisogni di ciascuno": così viene descritta la vita di Annalena Tonelli nel libro di "Incipit"  di questa settimana, intitolato "Annalena" e pubblicato dalla casa editrice Einaudi (pp. 145, euro 17,50). A scriverlo, un’altra Annalena, Annalena Benini, giornalista e scrittrice che guiderà il Salone del libro di Torino per il prossimo triennio. 

"Vita di donna quasi mistica"

Come ricorda Benini, Annalena Tonelli è stata uccisa in Somalia nel 2003, a sessant’anni, con un colpo di fucile. Nella sua vita  ha costruito scuole, ospedali, ha seppellito i morti, ha cresciuto e curato bambini che non avevano mai ricevuto una carezza, si è occupata di chi nasce senza nemmeno una possibilità e aspetta solo di morire. Una vita difficile da definire, perché "ogni parola sembra troppo piccola e stretta per lei", osserva Benini prima di scovare un frammento ("vita di donna quasi mistica") del "Diario di una scrittrice" di Virginia Woolf.  "Sono partita proprio da lì per raccontarla - spiega in questa intervista - Non avevo mai incontrato Annalena Tonelli, di cui porto il nome per una lontana parentela. Sapevo di lei, delle sue grandi imprese, ma non sapevo davvero chi fosse. Quando, per motivi molto personali, sono entrata nella sua vita, ho subito cercato di trovare una definizione, scontrandomi immediatamente con la quasi impossibilità di definirla. Ma mentre cercavo di farlo, e mentre mi rendevo conto di non riuscirci, ho cominciato a capire qualcosa di me".

La paura della grandezza

"La grandezza di Annalena - nota ancora Benini - è una grandezza declinata nell'umiltà e nel silenzio. Richiede gesti estremi, oltre alla solitudine e a una rinuncia a tutto quello che del mondo invece non è assoluto e terreno. Per questo, all'inizio, mi ha fatto paura; poi, però, è stata un'apertura verso qualcos'altro: ho capito cioè che la grandezza può essere sì quella estrema di Annalena, ma che c'è una grandezza in ogni vocazione, passione e talento portato fino in fondo".

 

L'intervista è disponibile anche come podcast in tutte le principali piattaforme cercando la rubrica "Tra le righe" o selezionando l'episodio nella playlist che si trova qui sotto.

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