Bacà: "Anche una vita mite può raccontarci l'ambiguità e le contraddizioni della violenza"

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Filippo Maria Battaglia

Adelphi porta in libreria "Nova", il secondo romanzo dello scrittore di San Benedetto del Tronto che a Sky TG24 dice: "La nostra società sembra ripudiare ogni forma di aggressività, eppure è strutturata in una maniera tale per cui è difficile non essere violenti"

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"La violenza è un potere ambiguo, che ha bisogno di essere controllato: se non lo domini, dominerà te. Non puoi controllare qualcosa che neghi a priori".  E ancora: "Decine di secoli di culto della pace, del perdono e dell’amore si sono raggomitolate nella più stucchevole delle utopie: guarda a che punto è il mondo dopo duemilacinquecento anni di buddhismo, danze sufi e yoga Vipassana. È inutile tentare di comprimere la tua indole fino a ridurla a un innocuo accessorio della way of life occidentale. Altrimenti la violenza riemergerà, e nel momento peggiore. Mentre discuti con un fratello o un cognato. Mentre litighi con un socio. Mentre tua moglie alza la voce e su quel tagliere c’è un coltello a lama lunga".

La citazione è lunga, d'accordo, ma ha il grande merito di sintetizzare il nucleo arroventato attorno a cui ruota "Nova", il secondo romanzo dello scrittore Fabio Bacà, arrivato in libreria da qualche mese per i tipi di Adelphi.

"La nostra società  sembra ripudiare ogni forma di violenza, eppure è strutturata in una maniera tale per cui è molto difficile non essere aggressivi - racconta lo stesso Bacà durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 - Basti pensare alla competitività che il capitalismo impone ai lavoratori di qualunque livello. In questa dicotomia, e in questo strano gioco di contrappesi non del tutto equilibrati, è evidente che una persona normale può essere profondamente confusa".

La violenza e le interferenze quotidiane

"Nova" ha per protagonista Davide, un neurochirurgo che vive a Lucca in una casa di legno con una moglie vegana e un figlio quattordicenne con la passione per l’astronomia.  In questa serena (ma poi fino a quanto serena?) esistenza accade un episodio destinato a cambiare la vita di un uomo, o quantomeno a mutarne radicalmente prospettiva. Un giorno, la moglie di Davide, in attesa con il figlio dell’arrivo del marito in un ristorante, viene molestata da un uomo ubriaco. Davide arriva in tempo per vederla in difficoltà ma non interviene, preferendo mimetizzarsi dietro ad alcuni turisti fino a quando un altro uomo, Diego, la soccorre.  

"Quell'episodio - racconta Bacà in questa intervista - è solo l’apice di una serie di situazioni in cui il mio protagonista si trova invischiato ed è in un certo senso la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso. Davide comincia ad avere il sospetto, anzi ha la definitiva conferma, che è un vigliacco  e che probabilmente la sua visione della sua vita così pacata e tranquilla non è adatta a risolvere tutti i problemi".

Bacà indaga con misura ed esattezza la serie di interferenze e dei piccoli sabotaggi quotidiani in cui le nostre vite sono irretite. Lo fa anche grazie a un sapiente utilizzo dell’ironia che, proprio quando sembra che la scrittura si faccia neutra e distaccata, fa precipitare la realtà nella quotidianità più prosaica, e grazie a questa insolita flessibilità di toni riesce a incunearsi tra le pieghe delle nostre contraddizioni.

Foto_Michele_Mari

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