Nero, il fumetto dei fratelli Mammucari racconta le Crociate dal punto di vista arabo

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Gabriele Lippi

Il primo volume della serie è uscito a dicembre. Racconta la storia di un cavaliere arabo indisciplinato e individualista. E porta il lettore in un mondo molto più vicino al nostro di quanto non si possa immaginare, ribaltandone la prospettiva

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Un giovane cavaliere errante e solitario, indisciplinato e insofferente alle regole, è il protagonista della nuova serie a fumetti della Sergio Bonelli Editore. Si chiama Nero ed è l'ultima creatura dei fratelli Emiliano e Matteo Mammucari (Orfani. Terra), con una sceneggiatura condivisa, i disegni di Emiliano e i colori di Luca Saponti. Una serie il cui primo volume è uscito il 16 dicembre e che già dopo le prime 62 tavole (e dall'assaggio del prossimo volume pubblicato in coda) promette benissimo. Con una trama fatta di mistero, mitologia, ricostruzione storica, un dinamismo convincente e coinvolgente nei momenti che ritraggono battaglie e duelli. A introdurci nel mondo di Nero sono proprio Emiliano e Matteo Mammucari.

Nero
Sergio Bonelli Editore

Perché le crociate?

EMILIANO: L’idea di una storia ambientata nel Medioevo arabo girava in testa da un pezzo, a me e Matteo. L’epica delle Crociate, per come viene raccontata solitamente, ci risultava stantia: la maggior parte delle storie sono narrate dalla parte di noi occidentali e tirano in ballo spesso le stesse cose: Riccardo Cuor di Leone, i templari, il Santo Graal. Abbiamo voluto guardare quel mondo con gli occhi di un guerriero arabo che vive in prima persona l’invasione della propria terra da parte degli occidentali. In un mondo, quello della Siria del XII secolo, immerso nel proprio folklore arabo e preislamico: un immaginario fatto di Djinn (i Geni), Ghoul, Marid. Una tradizione molto più vicina a noi di quanto potessimo immaginare.

Come nasce il personaggio di Nero? Perché quel nome?
EMILIANO: C’è tutta una tradizione di cavalieri medievali che prendono il nome da un colore, è un topos dell’epica arturiana: Il cavaliere Nero, il cavaliere Verde... ci piaceva l’idea di rovesciare la consuetudine usando un cavaliere arabo. Non è qualcosa di inedito perché, per esempio, nel romanzo Il mio nome è Rosso di Orhan Pamuk, uno dei protagonisti è un cavaliere arabo e si chiama, per l’appunto, Nero. Il nostro si fa chiamare “Aswad”: “Nero”, in arabo. Ed è un uomo che ha ben poco di cavalleresco; porta inciso sul volto il marchio del disonore.
MATTEO: Quando abbiamo iniziato a costruire la trama, il protagonista della nostra storia doveva essere il cavaliere crociato che compare nelle prime pagine del volume. Un personaggio riflessivo, metodico e calcolatore; tanto che, come comprimario, avevamo deciso di affiancargli Nero, un guerriero arabo impulsivo, insofferente agli ordini e alla disciplina. Ci siamo presto resi conto, però, che mettendo quest’ultimo al centro della vicenda riuscivamo ad affrontarla da un punto di vista totalmente nuovo. Guardare le crociate con gli occhi di chi viene invaso ci offriva opportunità narrative inesplorate e la possibilità di portare il lettore occidentale dall’altra parte della barricata.

Nero
Sergio Bonelli Editore

Nero è la storia di un uomo, non un fumetto sulle Crociate in senso stretto. Ma per il worldbuilding è stato fondamentale dare verosimiglianza e veridicità al contesto. Quanto tempo ha impiegato la ricerca storica?
EMILIANO:
La ricerca è durata anni perché questo scenario è stato raccontato ben poco dalla narrativa e da Hollywood. È stato difficile, ad esempio, capire bene come si vestissero e come fossero strutturati militarmente. Siamo abituati a immaginare il mondo arabo come un fronte unico, e invece si trattava di una società eterogenea: c’erano gli sciiti e i sunniti, ovviamente; poi i Turchi, arrivati dalle steppe; le tribù curde; gli ebrei… uno scenario decisamente simile a quello contemporaneo.

Quali sono state invece le ispirazioni letterarie?
EMILIANO: Abbiamo cercato di stare lontani dalla tradizione occidentale, nonostante io da ragazzino amassi i romanzi di Walter Scott. Abbiamo letto storici e romanzieri arabi, in particolare Maalouf. La vera ispirazione, però, è stato il presente. Mentre scrivevamo, al tg si parlava di Aleppo, Damasco, Tiro, Mosul; sentivamo drammaticamente vicino un mondo che andavamo a riesumare e scoprire. Lo zenit rimane il desiderio di raccontare il presente, il proprio presente, soprattutto.
MATTEO: Sono convinto che, volenti o nolenti, i riferimenti culturali di appartenenza rimangano comunque sottesi nel proprio DNA. Scrivendo, per esempio, mi sono trovato spesso a pensare all’Orlando Furioso di Ariosto, e sospetto che alcune suggestioni arrivino da Il cavaliere inesistente di Calvino. A volte sono meccanismi inconsci, il confronto con la tradizione l’abbiamo interiorizzato e ce ne accorgiamo spesso soltanto dopo aver chiuso il volume, rileggendolo a mente fredda.

Nero
Sergio Bonelli Editore

Quali sono state invece le ispirazioni per lo stile grafico? Personalmente, pur essendo qualcosa di nuovo e originale, l'ho percepita come qualcosa molto ben integrata nella tradizione Bonelli.
EMILIANO:
Mi fa piacere che tu lo abbia notato. Il mondo va avanti, il fumetto è un linguaggio e come tale si evolve, ma la Sergio Bonelli editore è una casa editrice che ha una storia lunga 80 anni ed è importante considerarlo. Bisogna cercare sempre l’innovazione tenendo ben presente un’eredità da portare avanti e di cui andare orgogliosi, perché siamo parte di una delle scuole fumettistiche più importanti e longeve del mondo. Vero, stiamo cambiando formato, il fumetto si è adattato a esigenze nuove, trovato spazi nuovi, si è collegato agli altri media, importanti anche dal punto di vista visivo. Ma il cuore pulsante, quello dell’avventura, dev’essere sempre riconoscibile.

Qual è stata la sfida maggiore a livello di scrittura?
MATTEO:
La parte più complicata è stata entrare nel mondo di Nero. Per quanto ci si possa documentare, è difficile avvicinarsi al modo di pensare di un uomo così lontano nel tempo, nello spazio e nella cultura. Quello che puoi fare è prendere ispirazione per costruire un universo narrativo che abbia le tue regole, ma anche queste vanno costruite. Un’altra difficoltà è stata mettere in scena due mondi così diversi, quello orientale e quello occidentale, nelle 62 tavole di cui è composto l’albo. Per farlo siamo stati costretti a lasciare fuori un’infinità di idee, imponendoci un lavoro di rifinitura e sintesi estrema.

E per quanto riguarda i disegni? Emiliano, ti ho visto pubblicare per mesi bozzetti di cavalli.
EMILIANO:
Provare a raccontare l’epica in un nuovo modo è, per me, la sfida più intrigante. Non avevo mai disegnato cavalli prima d’ora e Nero si apre con… due armate di cavalieri che si affrontano. Sono andato a studiare come erano i cavalli dell’epoca, erano molto piccoli, portarli sulla carta è complicato. I personaggi sono coperti di ferro ma scartano agilmente a sinistra, a destra, in mezzo a coltri di sabbia. Ho cercato di mescolare soluzioni visive tipiche del fumetto europeo con idee prese dal fumetto americano, giapponese… mi piace che il fumetto racconta di due culture che si incontrano, anche se in modo drammatico, sia un incontro tra linguaggi.

Nero
Sergio Bonelli Editore

Ancora una volta, come era successo con Orfani. Terra, una vostra opera di fantasia sembra portare con sé un forte messaggio politico ancora molto attuale.
MATTEO:
Io credo che, almeno nella nostra concezione delle cose, sia indispensabile partire dal pensiero che si vuole esprimere. Se facciamo questo lavoro è anche perché le storie che abbiamo amato ci hanno formato e resi le persone che siamo, quindi è inconcepibile raccontare qualcosa che non abbia un sottotesto, non ci costringa a specchiarci e interrogarci su noi stessi. Sicuramente il mondo di Nero (flagellato da guerre, fanatismo, ostilità culturali, demoni) ha in comune con il nostro molto di più di quanto ci piacerebbe, ed è alle persone del nostro tempo che deve parlare.

Che tipo di serie sarà Nero?
MATTEO:
Sarà divisa in cicli narrativi di sei albi, ognuno con una tematica, un’ambientazione e un cast peculiari. Finché avremo cose da dire e ne avremo la possibilità, la porteremo avanti: Nero ci dà la possibilità di chiudere un capitolo e lasciarci sorprendere da quello nuovo che si apre subito dopo.
EMILIANO: Seguiremo i nostri personaggi in luoghi meravigliosi. Non c’è solo la Siria. Girando lo sguardo a Occidente o a Oriente, c’è tutto un universo da scoprire. Nel secondo ciclo ci sposteremo un po’ più a Est, sulla via della Seta, arrivando a Samarcanda, che è un altro crocevia di culture: cinesi, indiani, arabi, persiani. Poi vogliamo tornare verso il Mediterraneo perché c’è ancora molto da scoprire. Non abbiamo ancora raccontato Baghdad, Gerusalemme e, perché no, Costantinopoli.

Nero
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