Masneri: "Il 'vaffa' di Arbasino? Un rito apotropaico"

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Filippo Maria Battaglia

©IPA/Fotogramma

Il giornalista del Foglio firma "Stile Alberto", un taccuino che condensa ricordi e aneddoti sul grande scrittore. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, racconta: "Sin dagli anni Sessanta  aveva messo a punto una specie di arma letale per difendersi dalle richieste di certi molestatori che ancora oggi si trovano solo nelle professioni intellettuali”

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Alberto Arbasino è stato uno dei pochi autori davvero proverbiali del Novecento italiano.  Proverbiale, va detto, proprio in senso letterale: perché capace di coniare espressioni rimaste ancora oggi incollate nel nostro frasario quotidiano ("la casalinga di Voghera", il "signora mia", "la gita a Chiasso", e si potrebbe a lungo continuare) e però anche perché in grado di riempirne di senso molte altre.

A ricordarlo - nella nuova puntata di Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24 - è Michele Masneri, che ad Arbasino ha dedicato un insolito cahier. "Stile Alberto" (Quodlibet, pp. 160, euro 14,50) è innanzitutto il racconto di un appassionato e folgorante innamoramento letterario.

Il "vaffa" come rito apotropaico

Gli esempi del genio linguistico di Arbasino -  spiega Masneri - sono infiniti e non si limitano solo ai neologismi, trasformando anche un insulto ordinario in un amuleto e in uno scudo stellare: "Chiunque faccia il giornalista o lo scrittore oggi è abituato a sentire richieste di tutti i generi: presentazioni gratis  all’ultimo momento, contributi audio su 'argomenti a piacere', fantomatici progetti di agenti letterari farlocchi o di case di produzione sconosciute . Uno potrebbe  pensare che sia una cosa di oggi e invece no: è sempre stato così. Arbasino raccontava di quando già negli anni Sessanta gli arrivavano telefonate fastidiose e pressanti. E lui, per difendersi, aveva trovato questo artificio, o meglio questa specie di arma letale: il 'vaffa' appunto, che nel suo caso diventava una specie di rito apotropaico per scacciare richieste irricevibili di molestatori che si trovano solo nella professione dell’intellettuale, visto che nessuno chiederebbe un favore gratis a un idraulico o a un avvocato".

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Arbasino? Come una versione di greco

Un talento, quello di Arbasino, sostanzialmente inimitabile, e non solo perché  il suo metodo poteva contare su un giornalismo che permetteva viaggi e note spese oggi inimmaginabili: "Tentare di mettersi al livello di questo signore elegantissimo che girava in Porsche indossando abiti stupendi era ridicolo da ogni punto di vista - dice il giornalista e scrittore - Eppure in tanti ci si cadeva: la ventriloquia, l’imitazione impossibile, dunque, il trash". Meglio allora avvicinarsi e provare a rievocarne i tic, le intuizioni e le idiosincrasie, anche se, spiega ancora Masneri, "era una cosa dura e difficile. Arbasino era esclusivo e difficile come una versione di greco, e dunque anche per questo così affascinante e seduttivo".

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