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Uilpa, anche 2019 si chiude con amaro in bocca per 3 mln lavoratori

Lavoro
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Turco, la legge di bilancio approvata dal Parlamento non tiene conto delle nostre richieste e quindi i rinnovi contrattuali subiranno un ulteriore ritardo.

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"Anche il 2019 si chiude con l’amaro in bocca per i circa 3 milioni di lavoratori del pubblico impiego". Lo dichiara in una nota il segretario generale della Uilpa Nicola Turco, aggiungendo che "la legge di bilancio approvata dal Parlamento non tiene conto delle nostre richieste e quindi i rinnovi contrattuali subiranno un ulteriore ritardo".

Prosegue Turco: "Abbiamo apprezzato l’apertura del ministro della Pa e contestualmente abbiamo rilevato l’inaccettabile indisponibilità del ministro dell’Economia, che nell’esecutivo attuale è tornato ad essere espressione della politica e che ha chiuso i cordoni della borsa, reiterando le scelte al ribasso dei precedenti governi in tema di pubblico impiego. Alla base delle nostre irrinunciabili richieste di incremento retributivo c’è la certezza che il rinnovo contrattuale rappresenta, oltre che un diritto dei lavoratori - anche una misura economica in grado di rilanciare il nostro Paese, favorendo la ripresa dei consumi".

"Al governo ricordiamo che negli anni dal 2010 al 2017 siamo l’unica categoria di lavoratori ad aver saltato due rinnovi contrattuali con una rilevante perdita di potere di acquisto", rimarca Turco, il quale ricorda che "tale gap si aggiunge alla già disastrosa situazione salariale dei lavoratori italiani che nel periodo tra il 2000 d il 2017 hanno maturato un incremento economico di soli 400 euro su base annua (neanche 40 euro al mese) a differenza di altri Paesi europei come Germania e Francia in cui nello stesso lasso di tempo gli aumenti stipendiali sono stati di cinque/seimila euro l’anno, come rilevato in un recente studio del Censis". 

"Al Governo - sottolinea - ricordiamo anche che proprio in questa fase sono numerose le categorie di lavoratori che hanno chiuso il proprio contratto con cifre molto più consistenti e assolutamente distanti da quelle a noi prospettate, come ad esempio i bancari (190 euro), i lavoratori dell’Anas (120 + 350 euro di una tantum), dell’Adepp (160) euro) mentre i metalmeccanici stanno rivendicando un rinnovo contrattuale che corrisponda ad almeno l’ 8% della retribuzione in godimento".

"Non riusciamo quindi - avverte - a comprendere come sia possibile che proprio nei confronti di quei lavoratori che assicurano, nonostante tutte le problematiche scaturenti dalle vertiginose carenze di organico e dagli enormi carichi di lavoro, servizi fondamentali per la comunità, quali giustizia, istruzione, sicurezza e soccorso pubblico, welfare, assistenza sanitaria, previdenza, si perseveri con l’incomprensibile politica del risparmio e del mancato riconoscimento del valore costituzionale del proprio lavoro. Proviamo solo per un attimo ad immaginare la nostra quotidianità senza l’erogazione del servizio pubblico solo i ricchi potrebbero sopravvivere, crollerebbe l’intera impalcatura costituzionale dei diritti e delle tutele, una vera e propria catastrofe".

"Oltretutto - fa notare il sindacalista - nei giorni di festività, in cui al cinema si programma la storia di Pinocchio, l’informazione si affanna a pubblicare notizie e tabelle di aumenti a favore dei dipendenti pubblici di cui non abbiamo alcuna conoscenza. Si tratta dell’ennesima pantomima finalizzata a far apparire alla comunità fatti che non esistono, allo scopo di influenzarne l’opinione mentre la politica continua a negarci l’assegnazione di risorse finanziarie, come in occasione della predisposizione del nuovo sistema di classificazione professionale che auspichiamo possa riconoscere a tutto il personale l’impegno profuso negli ultimi 15 anni in presenza di un taglio degli organici che ha messo a rischio la possibilità di offerta dei servizi pubblici a tutti i cittadini".

"E' per questo motivo - osserva Turco - che non accetteremo mai un rinnovo contrattuale a cifre diverse dalle altre categorie, considerato soprattutto il mancato recupero di quanto perduto in passato".

"Proseguiremo determinati sulla strada tracciata, per far sì che già nel 2020 attraverso un accordo tra governo e sindacati confederali, si possa definire un aumento a regime in linea con quanto richiesto e definire la parte normativa con un pieno rilancio del ruolo della contrattazione", conclude Turco.