Con 20 road show itineranti nelle regioni italiane, la Federazione delle coop sociali di Confcooperative, Federsolidarietà, ha acceso un faro sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità o svantaggi
C’è un lavoro solidale nel nostro Paese, per il quale circa 2mila imprese negli ultimi 10 anni hanno investito 1 miliardo di euro e dato lavoro a 60 mila persone, di cui 28mila alle prese con qualche forma di disagio (fisico, psichico, socio-economico), creando occupazione stabile dato che il 70% delle assunzioni è a tempo indeterminato. In particolare favorendo il protagonismo di donne e migranti nella green economy, nella cultura, nel turismo e nell’agricoltura sociale. Sono le cooperative sociali di tipo B aderenti a Confcooperative - Federsolidarietà che si sono riunite a Roma per la tappa conclusiva di Fuori Posto, road show partito a settembre e che ha toccato 20 regioni.
Coop sociali, modello italiano
La cooperazione sociale è un modello italiano presa che si è diffuso poi in tutto il mondo, una tipologia di impresa nata sul finire degli anni ’70 del secolo scorso riconosciuta dalla legge 381 nel 1991. Le 2.050 cooperative sociali di tipo B aderenti a Confcooperative Federsolidarietà hanno prodotto lo scorso anno un fatturato aggregato di 1,8 miliardi; oltre la metà, il 53%, proveniente da clienti privati. Nelle loro attività coinvolgono 50.800 soci, l’8,5% è under 30 e il 5% sono migranti provenienti da Paesi extra Ue. Dei 60mila occupati, 10mila sono disabili fisici e psichici, 18mila vivono in uno stato di svantaggio sociale o lavorativo (disoccupati di lungo periodo, famiglie monogenitoriali, giovani in cerca di prima occupazione). Il 70% degli occupati è dipendente con contratto a tempo indeterminato, il 50% è donna, il 10% è un migrante proveniente da Paesi extra Ue.
Innovazione per stare sul mercato
“Le cooperative sociali negli ultimi anni hanno puntato su filiere innovative che permettono di coniugare l’inserimento lavorativo con la capacità di confrontarsi sul mercato - sottolinea il presidente di Confcooperative Federsolidarietà, Stefano Granata - hanno puntato su mercati emergenti, votati alla valorizzazione del capitale umano e delle comunità, alla possibilità dei giovani di investire sul proprio futuro promuovendo innovazione sociale ed economica investendo in settori dinamici”. Negli ultimi 10 anni la maggioranza delle nuove imprese sono nate nell’ambito dei beni culturali e del turismo sociale soprattutto nel Sud Italia attraverso la valorizzazione di risorse inutilizzate e servizi turistici, anche ricettivi, sostenibili e accessibili. Gli investimenti in questo settore sono cresciuti del 149%, gli investimenti del 139%. Oltre che sui beni culturali la cooperazione sociale ha investito, +150% in 10 anni, sull’economia circolare, in particolare sul recupero di materiali riciclabili e anche nel settore dell’economia circolare. Infine, cresce il numero delle cooperative sociali di inserimento lavorativo di nuova costituzione che gestiscono beni e terreni confiscati alla criminalità organizzata attive nell’agricoltura e del turismo sociale.